AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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Oggi lo sguardo del vangelo è puntato su un solo pane in una barca colma di discepoli. C’è anche Gesù ma l’impressione è che non ci si capisca al volo. Infatti i discepoli sono presi in maniera ipnotica dall’unico pane presente sulla barca. Gesù parla, ma la chiave di lettura di ciò che dice sembra essere quell’unico pane certamente troppo poco per tutti: “Egli li ammoniva dicendo: «Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!» Ed essi si dicevano gli uni agli altri: «È perché non abbiamo pane»”.
Ma Gesù non stava facendo ragionamenti sulla penuria di pane. Non cerca responsabili. Non vuole farsi dire che fosse in quel giorno il responsabile della spesa non fatta. La sua preoccupazione è su un altro lievito la cui pasta sono i discepoli. Il lievito è ciò che fa fermentare la pasta. Ognuno di noi ha qualcosa che gli fermenta la vita, che le dà spessore, che la trasforma in qualcosa piena di gusto. Ma non tutti i lieviti sono buoni.
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A volte ci sono cose che fermentano la nostra vita ma che non le danno uno spessore di gioia ma di insoddisfazione. La trasformano in rabbia e rancore, e non in pienezza e dono. La raccomandazione che sta facendo Gesù ai suoi discepoli è quella di sapersi tenere lontani da quel lievito che non fermenta la vita nella maniera giusta.
Ma i discepoli sono preoccupati per quello che dovranno mangiare: “Gesù se ne accorse e disse loro: «Perché state a discutere del non aver pane? Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate?”.
È un rimprovero che giunge a ciascuno di noi. Siamo preoccupati più del pane che del senso della vita. È questo che molto spesso ci rende “sazi e disperati”. Eppure ai discepoli sarebbe semplicemente bastato ricordare che cosa poco tempo prima aveva compiuto nella moltiplicazione dei pani e dei pesci. Essi soffrono di amnesie fatali.
Esattamente come noi che quando ci troviamo davanti a una prova quasi mai ricordiamo che in passato era misteriosamente stato Lui ad aiutarci. Perché non dovrebbe farlo anche ora?
Commento del 2018.
Un altro commento dopo il video.
Nuovo commento da Facebook
“I discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo”.
Quante volte ci capita di dimenticare di prendere le cose più necessarie. Riempiamo la nostra vita, le nostre giornate, i nostri rapporti di cose superflue, ma delle volte ci dimentichiamo di prendere con noi l’essenziale. Ecco allora che la presenza di Cristo è lì esattamente per ricordarci l’essenziale e per ricordarci una cosa importante: che cos’è che fermenta la nostra vita? “Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!»”.
La nostra vita certe volte è mossa da dinamiche che non conducono alla felicità ma solo a una perenne insoddisfazione. Il grande male che si abbatte come tristezza e non senso, è figlio di queste scelte di fondo sbagliate. Non tutto nella vita ci realizza, ci compie e ci rende felici. Se qualcuno pensa che basta solo fare carriera, o accumulare, o riuscire ad avere persone o cose a nostro piacimento, non ci si accorge che nessuna di queste cose alla fine corrispondono davvero alla sete di felicità che ci portiamo dentro. Allora cosa bisogna fare?
Puntare all’essenziale, e ricordarsi che di tutto ciò che non lo è non dobbiamo preoccuparcene perché il Signore ce ne dà in abbondanza quando serve e nel momento in cui ce n’è davvero bisogno, così come era già accaduto per la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ma bisogna avere il cuore che funziona per accorgerci che Dio ha cura di noi nel dettaglio, e proprio per questo possiamo smettere di vivere perennemente preoccupati.