don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 15 Dicembre 2021

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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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“Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?»”.

Che bello arrivare alla soglia della novena di Natale e introdurci ad essa attraverso la crisi finale di Giovanni Battista. Lui che è stato elogiato da Gesù come il più grande di tutti; lui che è l’Elia che tutti stavano aspettando; lui che ha affrontato la prepotenza di Erode e ha predicato senza vergogna, ora si ritrova con il dubbio atroce che forse Gesù non è il Messia.

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Ogni uomo si trova a vivere certe crisi, anche i migliori (forse soprattutto). Solo attraverso questo tipo di crisi veniamo purificati dalle nostre aspettative, dal nostro immaginario troppo umano, troppo stretto. E Gesù risponde a questa crisi, a questa domanda, non con le parole, non attraverso un dialogo convincente ma con dei fatti: “In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi.

Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella. E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!»”. A certe crisi, a certe domande non si risponde analizzando troppo con i ragionamenti, ma spalancando gli occhi su ciò che il Signore opera concretamente.

Molte cose che ci fanno male, e ci pesano nel cuore vengono da pensieri che sono così spietatamente logici da non lasciare via d’uscita. Eppure Dio sa smentire con i fatti certe logiche mortifere. A volte a una lettura superficiale della nostra vita ci convinciamo di aver sbagliato tutto, di non valere niente, di aver preso una cantonata, di aver sprecato tempo, ma basterebbe guardare al fondo delle cose per accorgerci che Dio sta dicendo altro.

Per riconoscere Gesù bisogna essere intelligenti, secondo l’accezione latina: intus-legere (saper leggere dentro).