don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 15 Aprile 2022

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In realtà le parole del racconto della Passione non hanno bisogno di commenti ma solo di un immenso e rispettoso silenzio. Certe cose rifuggono le spiegazioni, chiedono invece solo accoglienza.

Sarà questo il motivo del perché nel racconto della morte di Gesù non ci sono parole fuori posto, ma solo immense pause. Maria non parla. Giovanni non parla. Le donne sotto la Croce non parlano. Chi parla in quel momento lo fa per insultare, provocare, bestemmiare.

Allora anche noi senza molte parole, andiamo sotto la croce e raccogliamo le ultime sospirate parole che Gesù pronuncia: “Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua”.

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Possiamo tornarcene a casa non solo con l’immenso dolore di una morte così, ma anche con una immensa compagnia. È Maria questa compagnia che il Signore ci ha lasciato all’estremo della Sua vita. Si può affrontare la Croce solo a patto che ci sia la Madre con noi. Maria non è mai decorativa. Maria è la modalità che Gesù ha scelto perché la nostra vita non torni al solito vuoto.

La nostra vita non è una casa disabitata. La nostra vita è una casa dove c’è sicuramente Maria. Ella è lì per vocazione. Ma c’è anche un altro dettaglio che rischiara il buio di quella tragedia. È la pietà che alcuni uomini manifestano proprio in quel buio: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo.

“Dopo queste cose, Giuseppe d’Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma in segreto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di poter prendere il corpo di Gesù, e Pilato glielo permise. Egli dunque venne e prese il corpo di Gesù. Nicodemo, che in precedenza era andato da Gesù di notte, venne anch’egli, portando una mistura di mirra e d’aloe di circa cento libbre”.

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Non possono far altro che deporre il corpo di Gesù nel sepolcro. È il loro possibile. E lo fanno fino alla fine.

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La cosa peggiore che possa capitare a un uomo è abituarsi all’orrore del male. Ugualmente la peggiore cosa che possa capitare a un cristiano è abituarsi alla Croce. Essa rimarrà sempre un ora di buio che va vissuta alla maniera di Cristo, senza vie di fuga e senza la fretta di appiccicarci sopra nostre riflessioni e teologie. Gesù sulla Croce perdona, prega, grida, s’affida. Non conosciamo altro modo di vivere la Croce se non quella di Gesù.

Anche a te che sei crocifisso in un dramma di vita che non conosco io ti dico: guarda Gesù! Anche tu puoi permetterti di gridare la solitudine che senti. Non vergognarti! Diglielo: perché mi hai abbandonato? Dove sei? Perché mi sento così solo, sola?
Tu che senti la rabbia montarti dentro, fai come Gesù: vinci la vendetta perdonando. Non c’è vittoria migliore se non quella di arginare il male con il perdono. Resisti alla tentazione di farti giustizia da solo, da sola; metti la tua causa nelle mani di Dio. Egli farà per te giustizia. Tu perdona!

Se la disperazione ti suggerisce che il tuo dolore non finirà mai, tu ricordati quello che il Vangelo dice sulla Croce: ‘da mezzogiorno alle tre del pomeriggio’. Anche il tuo dolore ha le ore contate. Abbi fiducia! Non disperarti!
Se pensi di non stare a cuore a nessuno, ricorda che anche sotto la tua croce è presente Maria. È tua Madre per volontà di Gesù, non ti abbandonerà proprio quando più hai bisogno.

Se ti sembra che ormai non c’è più altra via se non quella di perdere, allora perdi come Gesù, fidati del Padre contro tutto e contro tutti. Anche tu dì ad alta voce: Padre nelle tue mani consegno tutto!


AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€