“Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi”. Mai come in questo brano del vangelo ci giunge chiara la richiesta della preghiera come una necessità costante che deve essere difesa dall’incostanza e dallo scoramento.
Se noi preghiamo lo facciamo solo in preda a dei bisogni, ma o ci stanchiamo subito o smettiamo di farlo non appena ci ritroviamo appagati in questa o in quest’altra necessità. La preghiera però è tendere con tutto noi stessi a Dio attraverso un costante e ininterrotto desiderio messo sempre alla prova dalla sensazione che a Dio non importa nulla di noi.
Ecco perché Gesù racconta questa parabola: «C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi».
Se pregare significa sentirsi accolti allora basta che il demonio metta dentro di noi la sensazione contraria ed ecco che non preghiamo più. Ma se pregare è essere ostinati nella preghiera allora il male le proverà tutte (pensieri, distrazioni, tentazioni, aridità) ma alla fine vincerà la preghiera ostinata.
Infatti bisogna pregare con la certezza che il Signore ci esaudisce sempre, non perché fa come gli diciamo ma perché realizza sempre in una maniera più vera di quella che possiamo noi immaginare e sperare, ciò che gli abbiamo chiesto. La conseguenza di questo ragionamento è una: “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»”.
Che tradotto significa: “ma tu credi che sei talmente amato che il Signore non potrebbe non prendere sul serio ogni tuo singolo respiro rivolto a Lui?”. Infatti pregare è rivolgere ogni cosa a Lui invece che al nostro io.
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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