AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€
Ci è abbastanza facile reagire davanti all’atteggiamento degli altri lasciandoci influenzare dal loro bene o dal loro male. Se uno si comporta bene, io mi comporto bene; se uno si comporta male, io mi comporto male. Ma la domanda vera non riguarda le nostre reazioni bensì la nostra identità: chi sono io al di là di ciò che gli altri tirano fuori da me? Gesù sembra aiutarci nel Vangelo di oggi:
“Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra”.
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Porgere l’altra guancia non è segno di debolezza ma di liberazione. Solo chi ha il coraggio di non reagire ma di fare esattamente il contrario può dirsi davvero libero. Libero è non chi ha innanzitutto la forza di difendersi, ma chi nonostante abbia la forza di difendersi decide di attuare una politica totalmente diversa. Il male lo si sconfigge sbaragliandolo. Porgere l’altra guancia è un atto straordinariamente imprevedibile.
In un mondo che vive delle logiche di reazione, chi fa qualcosa di diverso rompe questo circuito e fa nascere una situazione completamente nuova. L’invito del vangelo è chiaro: se vuoi vincere il male non usare le sue stesse armi. Gesù stesso ha fatto così: si è comportato in maniera inaspettata davanti al male ricevuto. Ha saputo perdonare, rispondere, tacere, reagire senza mai far comandare la violenza ricevuta, l’odio inflitto, e le umiliazioni subite. Il porgere l’altra guancia è un gesto creativo non remissivo.
“Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle”.
In un mondo che ci insegna solo a prendere e a pretendere, Gesù ci chiede di dare e di non rimanere indifferenti davanti a chi ha bisogno. Infatti la cosa peggiore per un uomo è vedersi girare le spalle. Ma è sempre difficile accorgersi degli altri quando si passa la vita solo a reclamare i propri diritti e a difendere le proprie pretese. Il Vangelo ci dice che quello che vorremmo avere dobbiamo essere disposti a darlo noi stessi per primi.