La cosa che scandalizza (giustamente) i Giudei è l’insistenza che Gesù ha nel dire che bisogna mangiare la sua carne e il suo sangue. Ma i Giudei rimangono fermi davanti a ciò che non comprendono smettendo di ascoltarne anche la spiegazione che Gesù stesso da’: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”.
Mangiare Lui ha come conseguenza “vivere per Lui”. L’inferno è vivere per se stessi, ma tutte le volte che troviamo qualcuno a cui voler bene, veniamo in un certo senso salvati perché abbiamo l’opportunità di non vivere più ripiegati su noi, ma di vivere per qualcuno appunto, che ci salva da questa solitudine mortifera.
Gesù ha reso radicale questa salvezza perché ha introdotto nella parte più profonda della nostra vita questa possibilità di non vivere più per noi stessi ma per Lui. “Mangiare” è il verbo reale e simbolico che Egli usa per realizzare ciò. Reale perché realmente mangiamo Lui nel pane dell’eucarestia. Simbolico perché in quel gesto c’è molto di più di ciò che si vede. Nella fede ciò che non si capisce lo si può però sperimentare.
È questo il mistero dell’Eucarestia che non va capito innanzitutto ma sperimentato, esattamente come chi capisce l’amore quando gli capita d’amare e non semplicemente quando qualcuno glielo spiega.
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Per vivere abbiamo bisogno di energia, per questo mangiamo. Il cibo infatti non è un’idea ma un fatto. Gesù per farci vivere una “vita nuova” non ci offre idee, ma fatti. Il fatto più importante è se stesso nascosto nell’Eucarestia. In questo senso senza l’Eucarestia non possiamo vivere.
I sacramenti sono per noi la concretezza di cui abbiamo bisogno per poter attraversare il deserto che a ognuno di noi è dato vivere. E anche se l’Eucarestia rimane un fatto vero e allo stesso misterioso, c’è però una cosa che il vangelo di oggi ci aiuta a capire: è l’effetto che porta nella vita di chi ci si accosta ad essa. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue RIMANE IN ME E IO IN LUI.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche COLUI CHE MANGIA ME VIVRA’ PER ME”. Rimanere l’uno dentro l’altro, e smettere di vivere per noi stessi, sono la grande rivoluzione che l’Eucarestia porta nella vita del credente. In questo senso la vera vita eucaristica esorcizza due grandi derive: vivere come se fossimo soli al mondo (quanta gente si sente sola!) e vivere da egoisti.
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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva
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