“In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi”.
È così che inizia il vangelo di oggi, e il dettaglio degli occhi di Gesù che si soffermano sui volti dei discepoli la dice lunga sul contenuto delle stesse beatitudini. Poveri, affamati, afflitti, persone con tutte le problematiche legate alla vita, con le loro preoccupazioni, le loro disperazioni, le loro croci, i loro affanni, le loro lacrime.
Ma il Vangelo non si conclude solo sui beati, ma contiene anche un secondo elenco che inizia così: “Ma guai a voi”. E Gesù pare che smonti quelli che invece sono ricchi, sazi, ridenti, strafottenti. Tra i discepoli c’erano anche loro. Oppure ci è lecito pensare che queste due categorie di persone in realtà sono due facce della stessa medaglia, sono due modalità che ogni discepolo di Cristo si porta dentro.
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Siamo contemporaneamente medicanti di senso, e superbi ricchi che pensano di bastare a sé stessi. Siamo affamati di un valido motivo per cui vivere e allo stesso tempo siamo sazi del mondo confondendo la felicità con la soddisfazione. Siamo persone che piangono la propria autenticità e siamo dei cinici che ridono con strafottenza pensando che l’indifferenza ci terrà al sicuro.
Insomma, siamo l’uno e l’altro, ma possiamo decidere noi da che parte stare: se stare dalla parte dei “beati”, oppure stare dalla parte dei “guai”. Non è la vita a decidere al posto nostro. Il cristianesimo mette radice nella nostra debolezza, nelle nostre mancanze, nei nostri fallimenti ma non perché si pone come soluzione o consolazione, ma perché l’Amore di Dio sa porre fiducia lì dove nessuno la riporrebbe mai, compresi noi stessi.
La beatitudine cristiana consiste nel lasciarsi amare proprio lì dove ci sentiamo più perdenti, più fragili, più falliti. È far entrare Dio nella nostra miseria prima ancora di risolverla. È permettere a Dio di manifestarsi nella nostra debolezza più ancora che nella nostra autosufficienza. Beato non è chi sa tirarsi fuori dai guai da solo, ma chi si lascia tirare fuori dal Suo Amore.
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ⓘ NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOK
“Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva…”. È bello ricordarsi che secondo il racconto di Luca, Gesù pronuncia la meravigliosa pagina delle beatitudini avendo davanti ai suoi occhi i volti dei suoi discepoli. Gesù non parla in astratto ma parla avendo chiaro che è proprio davanti a sé il povero, l’afflitto, lo sconfitto, il debole, il perseguitato, il peccatore, l’errante, il malato, lo scoraggiato. Potrei continuare con un elenco infinito, ma era solo per rendere l’idea che Gesù non ci chiama ad essere cristiani perché siamo immuni da tutte le cose che abbiamo appena detto, ma soprattutto perché ognuna di quelle cose riguardano ciascuno di noi da vicino. Ci scandalizziamo quando accanto alla nostra fede convive anche la nostra fragilità. […] Continua a leggere qui.
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Lc 6,20-26
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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