Un’altra indicazione decisiva ci viene dal Vangelo di oggi. Il modo di parlare di un cristiano non deve avere niente a che fare con la retorica di chi usa le parole per crearsi una verità a proprio comodo, e per fare questo tira in ballo Dio, il cielo, la terra, e mille altre cose. Un cristiano è sempre pervaso da quel rispetto che gli fa smettere di essere ampolloso e falso, per essere invece essenziale e sobrio.
<<Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re>>.
Un cristiano si ricorda che persino se stesso non è materia da tirare in ballo in un giuramento, perché in verità non ci siamo dati la vita da soli e tutte le volte che vogliamo darci ciò che conta da soli finiamo spesso in tragedia. La Bibbia è piena di chi, preso da delirio di onnipotenza, si è ritrovato a terra, nella polvere.
<<Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello>>. Un cristiano ha la chiara percezione che la sua parola conta solo quando non si lascia sedurre dal maligno che molto spesso ci fa gonfiare i discorsi per mostrarci agli altri per ciò che non siamo; ci fa esagerare le nostre peripezie per suscitare pietà in chi ci ascolta; ci fa arlare per assoluti dimenticando che la realtà è fatta di sfumature.
La cosa migliore è un ‘altra: <<Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno>>, Il miglior esorcismo sull’uso sbagliato della parola è sorridere con noi stessi di tutte quelle volte che ci accorgiamo di usare la parola per manomettere la realtà, l’immagine di noi stessi, o la profondità delle cose che viviamo.
Quando c’é ne accorgiamo sorridiamo, smettiamola subito e usiamo la parola migliore che possiamo usare, cioè il silenzio. In questo senso è sacro.
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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