Essere visti è ciò che ci salva la vita, perché essere visti significa fare esperienza di essere riconosciuti nella nostra esistenza. Un bambino ignorato dai suoi genitori vive nell’infelicità di non sentirsi pienamente vivo perché invisibile agli occhi di chi dovrebbe amarlo e riconoscerlo nella sua esistenza.
Non a caso il bambino quando si sente ignorato escogita qualunque cosa pur di attirare l’attenzione su di se. Quando però questo lo fa un bambino ci inteneriamo, ma il problema è che se simili cose non le abbiamo superate o non ne abbiamo fatto esperienza profonda allora si ripropongono anche nella vita adulta.
Molto narcisismo non nasce dalla superficialità o dalla cattiveria ma dal tremendo bisogno di sentirsi in qualche modo riconosciuti dagli altri. La vita spirituale sembra prendere sul serio proprio questo bisogno, per questo ha un sapore tutto particolare l’annotazione del Vangelo di oggi:
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“Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì”.
Non si spiega questa velocità nella risposta di Levi se non perché finalmente qualcuno lo ha riconosciuto nella sua esistenza. E importa poco se fino ad allora ha vissuto male o ha fatto cose sbagliate. Quando qualcuno ci guarda con amore ci salva, e ci dà l’occasione di vivere diversamente.
Ma questo non lo comprende chi questo amore non l’ha sperimentato:
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«Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».
Che è un po’ come dire, sono venuto a guardare con amore ciò che gli altri hanno guardato con giudizio.
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Autore: don Luigi Maria Epicoco
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