AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€
Per la nostra sensibilità contemporanea la parola del Vangelo di oggi può avere il sapore di un tema superato, fuori luogo, e per alcuni versi anche politicamente scorretto. Ma il Vangelo non è un messaggio adattabile alle mode del momento, e soprattutto non si sposa mai con le logiche del mondo.
Il Vangelo ci ricorda sempre una Verità che travalica i condizionamenti spazio temporali, e mira a valorizzare l’uomo e la donna al di là di ogni pregiudizio o ideologia. La questione sul divorzio non è solo qualcosa di riconducibile a una prassi giuridica e morale.
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“«Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?». Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
Gesù illumina una dimensione essenziale della vita dell’uomo che è l’affidabilità dell’amore. Ogni cosa che vale tutta la nostra vita deve poter essere stabile e duratura. Investire su questa stabilità e durevolezza rende la vita più vivibile e l’amore più credibile. Ovviamente se questo desiderio si poggia solo sulle nostre forze è abbastanza probabile che andrà incontro a pericoli seri, ma se si poggia su Dio può sperare di essere per sempre.
La vita ovviamente è più complessa di questa mia semplificazione, ma il Vangelo sembra volerci suggerire una cosa importante: quando decidi di amare qualcuno prendi la decisione di amarlo per sempre e non a tempo determinato. Accade sovente che la vita ci riservi delle tristi sorprese e degli imprevisti non messi da conto, ma il Vangelo non ci mette al sicuro da questi incidenti di percorso ci dice semplicemente di preservare il nostro desiderio sincero di totalità nell’amore.
Se poi le cose andranno per un altro verso il Signore ci indicherà la strada, ma almeno partiamo per il verso giusto e non già con la testa fasciata.Â