don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 12 Gennaio 2022

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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€


“La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei”.

Quando penso alle definizioni di Chiesa più belle contenute nel Vangelo, mi viene alla mente questo versetto. La Chiesa è accorgersi delle persone intorno a noi, specialmente di chi soffre, e adoperarsi per sussurrare all’orecchio di Gesù un’istanza, un’intercessione.

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Se la gente che è intorno a me, dice di essere la Chiesa, e non mi prende a cuore fino al punto da portarmi da Cristo, da consegnarmi alla Sua Misericordia, allora a che cosa mai dovrebbero servirmi questi amici, questo essere Chiesa? “Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli”. Qui sono raggruppati una serie di verbi decisivi, sono la descrizione della prassi normale attraverso cui la Grazia agisce nella nostra vita: accostarsi, sollevare, prendere per mano, guarire.

E solo alla fine c’è un’azione da parte di questa donna: “si mise a servirli”. Come se il vangelo volesse dirci che il grosso del lavoro lo fa Cristo. Noi siamo sempre molto preoccupati di dover far tutto noi, di doverci salvare da soli. Ma il cristianesimo è lasciarsi salvare e non trovare vie di autoredenzione. La faccenda dell’autoredenzione è una delle menzogne preferite dal male. Di fondo c’è l’idea che si è liberi quando non si ha bisogno di nessuno, ma se la suocera di Pietro avesse ragionato così sarebbe certamente morta.

Bisogna lasciarsi aiutare, lasciarsi amare, lasciarsi portare. Quando la Chiesa chiede l’obbedienza non sta chiedendo l’esecuzione di regole e precetti. L’obbedienza è riporre fiducia in qualcuno che possa portarci fino a Cristo. Ma la lezione più grande non consiste nella guarigione, ma nella preghiera: “Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava”.

La preghiera è l’atto più concreto e rivoluzionario che un credente possa fare, perché la preghiera è ritornare all’essenziale della vita e da lì ripartire.

La preghiera è la memoria di non bastare a se stessi.