«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto».
Credo che faccia bene a tutti imparare a memoria questo passo del vangelo. Va sempre un po’ di moda pensare che Gesù sia una sorta di scorciatoia della morale e delle regole. L’adagio è questo: “che fa se trasgredisci le regole, l’importante è che ci si voglia bene!”
Questo buonismo da quattro soldi è incenerito dall’affermazione di Gesù del Vangelo di oggi. Il cristianesimo non è un modo per farsi una morale fai da te, ma un modo per vivere in pienezza ciò che potrebbe diventare solo un bieco legalismo anch’esso da quattro soldi. Per capirne il senso permettetemi di usare un esempio culinario: la morale nella cucina coincide con gli ingredienti dosati al punto giusto, con i tempi di cottura, con le aggiunte di spezie e così via.
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Tutte queste regole fanno si che il piatto risulti riuscito e buono. Potremmo dire che Gesù aggiunge i consigli di un cuoco esperto ma non serve avere buoni consigli senza innanzitutto seguire la semplice ricetta. Attenzione quindi a pensare che il cristianesimo vero è la liberazione di ogni morale, perché scopo della morale è la buona riuscita di una vita, la sua felicità non la sua limitazione.
Fatta questa precisazione però va subito aggiunto che non basta la perfezione della ricetta a rendere un piatto buono, perché poi ci vuole l’arte del cucinare, il coinvolgimento personale di chi ha le mani in pasta, la capacità di saper improvvisare, aggiustare, aggiungere, correggere. La vita reale è sempre una provocazione a ciò che ci è stato insegnato.
Ciò non significa che ogni situazione esige una sua morale di riferimento, ma che ogni situazione ci invita ad applicare sempre meglio, e in maniera sempre nuova e creativa la stessa ricetta. Non una morale nuova, ma un modo sempre nuovo di vivere la stessa morale.
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“𝑵𝒐𝒏 𝒄𝒓𝒆𝒅𝒊𝒂𝒕𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒊𝒐 𝒔𝒊𝒂 𝒗𝒆𝒏𝒖𝒕𝒐 𝒂𝒅 𝒂𝒃𝒐𝒍𝒊𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝑳𝒆𝒈𝒈𝒆 𝒐 𝒊 𝑷𝒓𝒐𝒇𝒆𝒕𝒊; 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒗𝒆𝒏𝒖𝒕𝒐 𝒂𝒅 𝒂𝒃𝒐𝒍𝒊𝒓𝒆, 𝒎𝒂 𝒂 𝒅𝒂𝒓𝒆 𝒑𝒊𝒆𝒏𝒐 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐”.
Quando un albero è giovane lo si lega ad un palo affinchè cresca dritto. Quando è in grado di rimanere dritto da solo il palo viene sciolto e tolto. Ugualmente la Legge, i comandamenti, i precetti, le regole, l’impegno e la fatica che ci mettiamo, sembrano tutte costrizioni, cose che ci legano, che ci limitano, che non vorremmo, ma in realtà il loro ruolo è lasciarci interiorizzare ciò che essi contengono. Gesù viene a scioglierci da ogni costrizione esterna ma solo a patto che la Sua opera si interiorizzi dentro ciascuno di noi. Questa opera di interiorizzazione è la vita spirituale. In questo senso Egli non abolisce ma dà pieno compimento. Finchè la nostra vita spirituale non diventa matura l’unica cosa che potrà salvarci è essere fedeli a una regola, a un metodo, a una fatica. Seguire Gesù significa arrivare a una libertà talmente grande che niente potrà più togliercela. Questa è la libertà interiore, ed essa non può essere più legata da nessun altra cosa esteriore. Da quel momento qualunque cosa ci capiti esteriormente potrà farci soffrire ma non potrà più veramente farci del male.
Questa possibilità non nasce come una tecnica ma è stata comprata a caro prezzo. Gesù è morto in Croce perchè noi fossimo liberi così. E’ questa la Grazia. E’ questo il dono che ci ha fatto.
Commento al brano del Vangelo di: Mt 5, 17-37
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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