don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 12 Aprile 2023

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Il racconto dei discepoli di Emmaus è uno dei racconti più famosi delle apparizioni del Risorto. E forse lo è per un duplice motivo: tutti noi ci sentiamo un po’ come questi discepoli, confusi e molto spesso delusi nelle nostre aspettative; allo stesso tempo ciò che stiamo cercando non si trova in un luogo ma lì dove siamo, dove stiamo camminando, dove sta accadendo la nostra vita. Ma ciò che colpisce di più è l’incapacità di questi discepoli ad accorgersi che stanno camminando e conversando con Gesù in persona:

“Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”.

Sembra che l’evangelista Luca voglia suggerirci un rischio in cui tutti noi possiamo incorrere: se siamo discepoli automaticamente capiamo e vediamo Gesù sempre. La verità però è un’altra: i discepoli non sono digiuni della parola delle Scritture. Essi conoscono da vicino anche la vicenda di Gesù e molto probabilmente sono stati testimoni oculari di molte cose che lo riguardano.

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Ma la cosa che per loro è inconcepibile è l’esperienza della Croce. Essi si rifiutano di leggere la vicenda di Gesù e di tutta l’opera di Dio a partire proprio dallo “scandalo” della Croce. Allora è proprio Gesù che li aiuta a rileggere tutto da una prospettiva che non è più solo quella dell’intuizione umana, ma è la prospettiva dell’amore di Dio:

“«Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”.

La Croce molto spesso è ciò che manda in tilt la nostra vita, ma per un cristiano essa rappresenta la chiave di lettura più profonda della vita stessa. Dobbiamo sempre decidere se vogliamo credere al Dio delle nostre aspettative o se vogliamo credere al Dio di Gesù Cristo. La Pasqua è il capovolgimento della prospettiva, e te ne accorgi perché ancor prima di capire che è Lui, il cuore comincia di nuovo ad ardere.

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I discepoli di Emmaus sono forse i personaggi pasquali più famosi e più vicini alla nostra esperienza. Non hanno titoli, non sono nel gruppo degli apostoli, non possono contare su chissà quali altre esperienze narrate nel Vangelo, eppure l’evangelista Luca li propone come esempio pasquale. Sono solo due giovani che ritornano a casa delusi. La delusione è un’esperienza che capita solo a quelli che si sono dati il permesso di sognare e di sperare. Chi non sogna e non spera non conosce la delusione, ma non conosce nemmeno la vita, perché la vita è viva solo quando ci sono sogni e speranze. Questi due discepoli riescono solo a raccontarsi a vicenda ciò che gli è accaduto in quel periodo della loro vita ma non hanno la chiave di lettura giusta che gli permetta di capire il senso più profondo. Il Risorto è per loro uno straniero che gli fornisce la chiave di lettura giusta su tutta la storia: “«Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». […] Finisci di leggere qui.


Commento al brano del Vangelo di: Lc 24,13-35
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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