don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 11 Marzo 2022

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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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 “Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”.

La fede cristiana non si manifesta nel semplice essere giusti ma in qualcosa che è più grande della giustizia e che non è contemplato in nessuno schema. Madre Teresa amava dire che l’amore non consiste nel fare ciò che ci è chiesto ma nello scegliere di fare ciò che nessuno ci domanda e pretende da noi. In questo di più si gioca la differenza cristiana. Solo così le parole che Gesù continua a dire non hanno il sapore dell’esagerazione ma di quella misura altra che Egli è venuto ad insegnarci. Soprattutto quando questa misura riguarda l’amore al fratello:

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“Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono”.

Che senso ha una intensa e appassionata vita di fede che non si ripercuote in un’intensa e appassionata ricerca di comunione con gli altri? Come possiamo ignorare il vincolo che Gesù stabilisce tra la presentazione della preghiera e la riconciliazione con il prossimo? Mettersi a mani giunte può essere fin troppo facile, ma porgere la mano a chi ci è accanto può diventare impresa ardua, specie quando chi abbiamo accanto c’ha fatto soffrire o ci ha fatto del male. Ma Gesù sembra voler dire che il perdono non solo è una cosa buona e necessaria, ma è anche un affare che conviene:

“Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!”.

Perdonare è un buon argomento per essere perdonati a nostra volta dal Signore. La misericordia e l’amore sono l’unico investimento che ritroveremo nella vita eterna, tutto il resto lo dovremo lasciare qui.

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Commento da Facebook

È troppo poco per il Vangelo essere giusti, noi dobbiamo essere molto più che giusti: “Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. La giustizia di questo mondo coincide con il semplice stare alle regole. È una giustizia che salva innanzitutto la forma.

Ma la verità è che la giustizia che ci viene dal Vangelo è una giustizia che supera anche le misure delle regole e della forma. È una giustizia che va alla sostanza delle cose, e molto spesso questa sostanza è nascosta a una lettura meramente superficiale della vita. Compiere il proprio dovere ci rende giusti, ma amare ciò che si fa ci rende cristiani.

È l’amore che fa la differenza. Non basta non uccidere qualcuno con le proprie mani. Bisogna ricordarsi che ci sono tanti modi per uccidere il proprio fratello. Ad esempio ignorandolo, dimenticandoci di lui, denigrandolo, parlando male, mostrare agli altri le sue debolezze, ridicolizzarlo. Tutte queste cose non le troviamo nel codice penale, ma davanti alla Parola di Gesù ognuna di queste cose è grave come un omicidio. Può sembrare un’esagerazione, ma la verità è che il Vangelo vive di questa misura esagerata.

Ecco perché c’è bisogno di un’intelligenza molto più profonda nel giudicare le cose. È quell’intelligenza che ci ricorda che non ha senso offrire a Dio qualcosa se si ha qualche conto in sospeso con il proprio fratello. Dio guarda la nostra capacità d’amare, non la nostra capacità di cadere in piedi.