don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 11 Giugno 2022

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“Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni”.

Che bello come Gesù mescoli il cammino con le parole e i gesti. L’unica predica che il mondo accetta è strutturata su questi verbi: camminare, predicare, guarire. Se non si cammina le nostre parole non sono credibili perché sono stantie. Se non si parla, il messaggio rischia di rimanere ostaggio del “non detto”. Se le nostre parole non si mescolando con la carità, con il fare per i poveri, con chi è ostaggio di malattie e di male, allora è solo esercizio di retorica. L’evangelizzazione che conta è gratuita: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

Le imprese pastorali non funzionano perché hanno budget economici che contano: “Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone (…)”. Ogni azione pastorale o di evangelizzazione si fonda su un’esigenza che ha saldamente i piedi in cielo e per questo funziona bene sulla terra.

Se applicassimo questo vangelo alle nostre parrocchie, alle nostre comunità, ai nostri movimenti, forse ci libereremmo di una buona dose di frustrazione e cammineremmo più spediti e “se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi”.

Non è disprezzo è libertà. È la libertà realistica a cui ci chiama Cristo. Il Vangelo si propaga come provocazione e non come imposizione, e proprio perché non può imporsi allora bisogna anche lasciare la possibilità del no. La possibilità di non essere accolti, di non trovare spazio a ciò che Gesù annuncia e domanda.

Si può soffrire per un no detto in maniera libera, ma poi bisogna avere l’umiltà di non entrare in paranoia, di saper vivere con distacco, esattamente come la terra si stacca da sotto i piedi quando la si scuote. Questa libertà ci fa andare avanti e incontro a chi invece dice si e fa spazio.

Commento del 2018.