Che cos’è la nostra vita? Una vigna che non abbiamo piantato noi ma che per un atto di fiducia da parte del padrone, ci è stata affidata. Sentirsi padroni della propria vita significa dimenticare che nessuno si è dato la vita da solo, e anche se noi la amministriamo come riteniamo più giusto, arriva il giorno in cui dobbiamo rendere conto di come ne abbiamo avuto cura.
Quel giorno si chiama morte. Si può anche non credere in nulla ma tutti sanno che non ci si dà la vita da soli e che alla fine moriamo tutti. Gesù usa questa verità universale per aiutare i suoi ascoltatori, e quindi anche noi, a cambiare atteggiamento nei confronti di chi ci ricorda che è sbagliato vivere con un delirio di onnipotenza.
Certe volte rifiutiamo Dio semplicemente perché pensiamo che limiti la nostra libertà. Rifiutiamo gli insegnamenti di Cristo perché pensiamo che voglia rubarci tutto quel meglio della vita che per anni abbiamo coltivato. Tutto questo è la menzogna del male che vuole appunto farci chiudere e ripiegare su noi stessi pensando che alla fine riusciremo ad averla vinta sulla proprietà.
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Ma davanti alla morte chi può sottrarsi? E quando dovremmo restituire il dono della vita che cosa diremo a chi ce l’ha donata? In questa vita possiamo continuare a uccidere il figlio, possiamo continuare a mettere a morte Gesù, ma il nostro destino è chiaro:
“«Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?». Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo»”.
Escludere Dio dalla nostra vita non è un affare ma una condanna. Una vita senza senso, o una vita in cui pensiamo di poterci dare da soli un senso, alla fine diventa sempre un inferno.
■ NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOK DI DON LUIGI
Il racconto della parabola dei vignaioli omicidi che Gesù racconta nella pagina del Vangelo di Matteo odierna è una di quelle pagine che potrebbero far aumentare in maniera poco sana l’astio nei confronti dei sacerdoti e dei farisei che sono implicitamente i protagonisti della storia. Il vero problema però sta nel fatto che quei vignaioli li abbiamo tutti dentro di noi, e sono quei vani tentativi che facciamo di comportarci come padroni di questa vita quando invece siamo solo degli affittuari. Sentirsi padroni della vita significa dimenticare che la vita non ce la siamo data da soli, e che in fondo prima o poi dovremmo anche lasciarla. Quando si vive in questo modo, Dio appare sempre come una sorta di guastafeste che è pronto sempre a rovinare ciò che secondo noi abbiamo costruito con fatica. […] Continua a leggere qui.
Commento al brano del Vangelo di: Mt 21,33-43.45-46
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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