“Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità”.
Dare un ‘potere’, significa dare a qualcuno una ‘possibilità’. Non è l’esercizio di una forza ma di un servizio. I discepoli ‘possono’ liberare, consolare, guarire, sostenere. Troppo spesso anche nell’esperienza cristiana abbiamo pensato all’esercizio del potere così come lo pensa il mondo.
Ascolta “don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 10 Luglio 2024” su Spreaker.In realtà più uno ha responsabilità allora più è messo in grado di ‘poter fare’ del bene a qualcuno. In seconda istanza il Vangelo di oggi ci ricorda che la fede non è adesione a un ideale, a un’organizzazione, o a quant’altro, ma è l’esperienza di sentirsi chiamati per nome nell’unicità della propria storia.
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È bello poterci fare questa domanda: sono cristiano solo perché sono stato educato cristianamente o perché ad un certo punto mi sono sentito interpellato in prima persona dal Vangelo? Infine la terza è ultima cosa che troviamo nel brano di oggi è la strana raccomandazione di non partire dai lontani ma da chi ci è accanto:
«Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino»;
infatti a volte i ‘lontani’ sono la grande scusa che usiamo per non esercitare misericordia con chi ci è più prossimo, con chi ci siede accanto.
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È sempre più facile pensare di dover partire dall’altra parte del mondo per attuare il Vangelo invece di attraversare semplicemente il metro di pavimento che ci separa da chi vive con noi.
Autore: don Luigi Maria Epicoco
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