“Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare”.
La sinagoga è il luogo principale dove si insegna. Il fatto che Gesù sia lì ad insegnare non dà nessun problema rispetto alla consuetudine dell’epoca. Eppure c’è qualcosa di diverso che l’evangelista Marco cerca di far emergere in un dettaglio così apparentemente consueto:
“Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi”.
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Gesù non parla come gli altri. Non parla come chi ha imparato la lezione a memoria. Gesù parla con autorità cioè come qualcuno che crede in quello che dice e per questo dà un peso alle parole completamente diverso. Le prediche, i catechismi, i discorsi, e persino le ramanzine a cui sottoponiamo gli altri molto spesso non dicono cose sbagliate, ma cose estremamente vere e corrette.
Ma la nostra parola sembra essere come quella degli scribi, senza autorità. Forse perché come cristiani abbiamo imparato ciò che è giusto ma forse non ci crediamo fino in fondo. Diamo informazioni corrette ma la nostra vita non sembra esserne un riflesso. Sarebbe bello se come singoli, ma anche come Chiesa trovassimo il coraggio di domandarci se la nostra parola è una parola pronunciata con autorità o meno.
Soprattutto perché quando viene a mancare l’autorevolezza ci rimane solo autoritarismo, che è un po’ come dire che quando non hai nessuna credibilità puoi essere ascoltato solo per coercizione. Non è la voce grossa che ci ridà un posto nella società o nella cultura contemporanea, ma l’autorevolezza. E ciò lo si vede da un dettaglio molto semplice: chi parla con autorevolezza smaschera il male e lo mette alla porta. Per rimanere con autorevolezza nel mondo non bisogna scendere ai suoi compromessi.
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Per questo il male (che è sempre mondano) percepisce Gesù come una rovina. Dialogare non è strizzare l’occhio al mondo, ma smascherarlo nella sua verità più profonda; ma sempre e solo alla maniera di Cristo e non a quella di novelli crociati.
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Non era strano, ai tempi di Gesù, trovare nella sinagoga persone che insegnavano, specialmente di sabato. Ma quando è Gesù a fare questo allora il Vangelo sottolinea una peculiarità: “Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi”. È la grande differenza che c’è tra l’autorevolezza e l’autoritarismo. Quest’ultimo funziona solo suscitando paura, soggezione. L’autorevolezza invece è come una passione, un’attrazione che suscita rispetto per eccesso di bellezza, di verità, di credibilità e non certo per paura. Anche nella Chiesa possiamo avere rispetto gli uni degli altri solo per vincoli basati sulla paura, sul potere, sulla possibilità che l’altro ha di decidere della tua vita, o semplicemente del pezzettino di servizio che ricopri all’interno della comunità.[…]