Abbiamo quasi sempre l’idea sbagliata che il compimento delle profezie coincida sempre con qualcosa di eccezionale. Una profezia non è una predizione del futuro, ma lo svelamento del significato più vero delle cose che viviamo.
Gesù è questo compimento, questo significato ultimo delle cose, e in questo senso Egli ha compiuto tutte le profezie. Ecco perché nel Vangelo di oggi si fa riferimento alle antiche profezie che dicevano che il Messia sarebbe stato preceduto dalla venuta del profeta Elia:
“«Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista”.
Per quanto famoso, Giovanni Battista era in fondo una persona come tutte le altre. La sua eccezionalità era data da ciò che rappresentava in rapporto a Cristo. Avere fede significa intuire che dietro a cose apparentemente normali, si nasconde sempre un filo che ci riannoda al nostro destino più vero, più autentico.
In questo senso non dobbiamo mai banalizzare nulla di quello che c’è dentro la nostra vita. Anche la più marginale persona o la più casuale situazione può essere un modo attraverso cui noi realizziamo davvero noi stessi. Ecco perché con il tempo molte persone ripensando alla propria storia raccontano dei dettagli o degli incontri casuali, ma con il senno di poi intuiscono che quegli incontri e quei dettagli casuali sono stati decisivi per la propria storia.
Non erano casuali, erano la Provvidenza.
Fonte: nellaparola.it