La generazione che cerca un segno non è semplicemente la generazione contemporanea a Gesù, ma è anche la nostra nella misura in cui continuiamo a rimandare i grandi cambiamenti attendendo il “segnale” giusto.
Questo è innanzitutto vero nella vita personale di ciascuno di noi. Quasi mai siamo disposti a cambiare rotta anche quando constatiamo con chiarezza che siamo degli infelici e che viviamo una vita che sfiora la soglia della mediocrità. Preferiamo la nostra pigrizia, la nostra abitudine e rimandiamo l’inizio dei nostri cambiamenti a un “lunedì prossimo” come tutte le diete che non faremo mai.
Ma è vero anche a livello sociale, e comunitario. Eppure basterebbe semplicemente tornare ad aprire gli occhi, ad usare un minimo di buon senso e ad avere l’umiltà di lasciarci aiutare lì dove ci accorgiamo che la nostra libertà si è un po’ paralizzata. Delle volte ricominciare ad avere una vita spirituale coincide con il ricominciare ad usare la propria libertà muovendo battaglia alla nostra pigrizia.
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È un’omissione tremenda quella di cui molto spesso ci macchiamo. Non facciamo ciò che potremmo fare. Rinunciamo al possibile e chiediamo a Dio di compiere invece l’impossibile.
Ma un Dio tirato in ballo per compiere l’impossibile mentre noi non facciamo il possibile, è un Dio mescolato con la magia, con la fantasia, con la tragedia che ci verrà addosso quando ci accorgeremo che certe omissioni non sono mai senza conseguenze.
■ NUOVO COMMENTO DA FAMIGLIA CRISTIANA
Il Vangelo di oggi inizia con una folla grande che si accalca attorno a Gesù. Potremmo dire che questo è un buon segno, ma in realtà basta leggere un po’ più avanti nei versetti successivi e renderci conto che quella folla è lì perché è incuriosita dai segni che Gesù compie e non dal suo messaggio. Molti confondono la fede con i fuochi d’artificio di fatti straordinari e stranezze varie che servono solo ad alimentare un atteggiamento religioso teatrale e superstizioso, mentre invece la vera fede è riconoscere in un uomo crocifisso il figlio di Dio. Questa verità è così scandalosa che tutti gli evangelisti descrivono la scena della morte di Gesù sottolineando che persino i suoi discepoli fuggirono tutti, ed è paradossale che sarà proprio un soldato pagano a riconoscere per primo il Figlio di Dio nella totale sconfitta di un uomo morto sulla Croce.
Commento al brano del Vangelo di: Lc 11,29-32
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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