Tutti sanno che il Messia che deve venire, verrà dalla stirpe di Davide. Basta essere dei frequentatori della Scrittura, così come lo sono gli scribi, per saperlo. Gesù fa notare che lo stesso Davide nell’incipit del Salmo 110 che Gesù cita, chiama il Messia «mio Signore». Egli quindi non sarà semplicemente un discendente come gli altri, sarà molto di più.
Gesù vuole portare i suoi interlocutori a intuire che Egli non parla solo come uomo ma come Dio, e agisce in quanto Dio. Ma è sempre così difficile capire che Gesù è contemporaneamente Dio e contemporaneamente uomo, e lo è totalmente in ognuna di queste accezioni. Ovviamente ci troviamo davanti a un mistero che possiamo solo intuire e credere attraverso gli occhi della fede e non semplicemente con i pochi strumenti dei nostri ragionamenti.
Il rischio però che corriamo è quello di parzializzare la nostra visione di Gesù. Se lo consideriamo solo come Dio dimenticando la sua umanità, allora i suoi miracoli, le sue parole, la sua passione, la sua morte e la sua resurrezione non sono cose che ci meravigliano. Dire che è Dio significa immaginarcelo un po’ come un supereroe che proprio in quanto tale fa cose che ai comuni mortali non è dato fare. In fondo però pensare Dio solo nella sua onnipotenza rischia di alimentare in noi solo un immaginario distorto.
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Infatti Egli non vuole che si sappia che è Dio, o perlomeno non vuole che lo si sappia subito perché i nostri occhi possano essere attenti a scorgere lo scandalo salutare della sua umanità. Il Figlio dell’Onnipotente si fa bambino, entra nella storia come ogni uomo. Soffre e gioisce come tutti gli altri.
Muore in croce, e muore veramente. E solo dopo il Padre lo fa risorgere. Ognuno di noi così può ritrovare in Lui la propria umanità per intero e allo stesso tempo avvertire la vita nuova che ci ha donato. Gesù non è un Dio travestito da uomo, ma è un Dio fattosi pienamente uomo.
Così anche noi se siamo fino fondo umani potremmo essere pronti ad accogliere il dono di diventare divini come Lui.
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✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mc 12,35-37
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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