Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:
«Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?”.
Gli scribi e gli anziani del Vangelo di oggi si comportano come quei commercianti invidiosi che si sentono sempre minacciati nei loro affari dagli altri e per questo cercando di rendergli la vita impossibile. Gesù sembra rovinare i loro affari e per questo gli domandando di “favorire i documenti”. Il messaggio di Gesù non può essere preso sul serio da simili persone:
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“Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi»”.
Gesù sa bene che non ammetteranno mai la straordinarietà di Giovanni, e non lo faranno per mancanza di lealtà. E a chi non è leale non si può nemmeno dare una cosa vera. È infatti forse il problema di tutti noi, che facciamo fatica a riconoscere nell’atteggiamento di questi scribi e di questi anziani la nostra medesima mentalità. Il più delle volte infatti a noi interessa cadere in piedi e non prendere sul serio la verità che Cristo è venuto ad annunciarci.
Invece una fede autenticamente cristiana innanzitutto è l’esperienza di lasciarsi mettere in crisi dal messaggio di Cristo. Di sentire rivolte personalmente a ciascuno di noi le sue parole. Di smettere di volerlo manovrare e interpretare a nostro piacimento. E soprattutto di pensare che Gesù è venuto a “toglierci qualcosa”. Il cristianesimo non inizia quando smettiamo di sbagliare, ma quando cominciamo ad essere così leali da ammettere i nostri sbagli.
“Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose»”.
La vita spirituale è impraticabile nell’ipocrisia. Bisogna prima deporre le maschere, e poi si possono ricevere davvero le risposte che cerchiamo.
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✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mc 11,27-33
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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