“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”.
È così che le parole di Gesù fanno da sfondo alla festa del poverello d’Assisi, San Francesco. È lui che forse più di tutti gli altri ha incarnato l’ideale di “farsi piccoli”.
È lui che ha intuito che la migliore relazione con Dio la si gioca nella semplicità dell’amore e non nei polverosi scaffali dei ragionamenti contorti. Perché “farsi piccoli” non significa rifiutare di capire, ma significa comprendere che per capire bisogna ascoltare prima ancora che congetturare.
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Noi siamo esperti in congetture (fino quasi a diventare complottisti), ma quasi mai abbiamo l’umiltà di stare semplicemente in silenzio ad ascoltare la vita stessa che spiega se stessa ponendosi davanti a noi. Francesco comprende questa immensa verità. Sarà questo il motivo per cui canta la creazione, e canta anche quegli anfratti della vita che non sono proprio luminosi come la stessa morte.
Un “piccolo” non sa tutto ma ascolta tutto, e in questo trova pace: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita”. Dalle braccia di chi ci ama le cose si capiscono meglio, semplicemente perché rassicurati dall’amore non viviamo più in difensiva.
Francesco è innanzitutto questo: un vangelo vivente. È tutta la sua vita ad essere una buona novella, perché è chi mostra, più ancora che dimostra, che ciò in cui si crede è così vero che ne si ha la vita trasformata. E la prova di questa trasformazione consiste nel fascino che una vita così esercita. Dopo secoli e secoli il poverello d’Assisi continua ad affascinare migliaia di giovani. Ma non dobbiamo dimenticare che tutto ebbe inizio con un incidente di percorso, e un Vangelo aperto e letto.
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Forse dovremmo ricominciare anche noi da questo: aprire e leggere il vangelo “sine glossa” (senza commentare troppo).
ⓘ NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOK
La festa di oggi ci ricorda che anche Gesù ha un cuore. Anzi, essenzialmente, il Suo Cuore è ciò che di più Sacro noi continuiamo ad avere di Lui, perché l’Eucarestia altro non è che la versione sacramentale del Suo Amore, del Suo Cuore appunto. E questo con buona pace di tutti quelli che pensano che il cuore sia semplicemente una maniera simbolica di parlare di sentimenti ed emozioni. Il cuore è il luogo delle decisioni, non solo il luogo del “sentire”. E la pagina del Vangelo di oggi ci rivela cosa frulla nel Cuore del nostro Redentore: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te”. La prima cosa che troviamo nel Cuore di Cristo è la gratitudine, la capacità di bene-dire, di rendere grazie. […] Finisci di leggere qui.
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 11,25-30
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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