Se il Vangelo ci chiede non solo di non uccidere, ma persino di non farlo con le parole e con la rabbia, allora possiamo tranquillamente dire che siamo inguaiati. Poi la situazione si complica di più quando mette come condizione vera della preghiera la riconciliazione con gli altri:
“Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”.
Ma il Vangelo non vuole metterci in difficoltà, ma vuole semplicemente dirci che quando si sta bene con la gente che abbiamo accanto, si ha un rapporto migliore anche con Dio. Per questo una sana vita spirituale non ha solo bisogno di crescere nel rapporto verticale con Dio ma anche del rapporto orizzontale con i fratelli.
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Se tu vuoi migliorare i rapporti con gli altri allora migliora anche il tuo rapporto con Dio, e viceversa se vuoi migliorare il tuo rapporto con Dio dedicati anche a migliorare il tuo rapporto con gli altri. Le due dimensioni vanno sempre insieme. E se unisci queste due dimensioni ti verrà fuori una croce. In questo senso Cristo ha rimesso insieme il cielo e la terra, l’amore per Dio e l’amore per il prossimo; l’altare e il volto del fratello. Credere è sempre questa doppia capacità di amare.
Ma guai a pensare che l’amore a cui siamo chiamati deve essere semplicemente un amore giusto:
“se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”.
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Siamo chiamati ad amare con un amore che è più grande della giustizia. È l’amore che è più grande del dovere. È l’amore gratuito non richiesto da nessuna regola. È l’amore che ama e basta, senza misura. È l’amore che va al fondo delle questioni e non solo amore che salva la faccia. Siamo chiamati a una giustizia più grande.
È la giustizia di chi fa non perché gli viene chiesto, ma perché sceglie da se. Questo tipo di amore è un dono, non uno sforzo. Va chiesto.
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“Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. Ecco che cosa viene chiesto a un cristiano: superare la semplice esecuzione del bene, per abbracciarlo in maniera profonda. E per far questo non bisogna indagare sulle nostre azioni esterne, ma sulle intenzioni del cuore. Infatti pensiamo che tutto quello che viviamo dentro di noi è solo affare nostro, ma Gesù dice chiaramente che ciò che più ci definisce è quello che ci passa per il cuore e non semplicemente quello che facciamo esteriormente. Dentro di noi possiamo uccidere, impossessarci di ciò che non è nostro, tradire, sfruttare, ingannare. Tutte cose che apparentemente non le vede nessuno, ma sono ciò che più conta di noi. […] Finisci di leggere qui.
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 5,20-26
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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