«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia».
Non dobbiamo mai dimenticare che c’è una strutturale e radicale diversità tra la logica del mondo e la logica del Vangelo. Fino alla fine della storia ci sarà sempre conflitto tra come ragiona il mondo e come ragiona il Vangelo. Per questo bisogna preoccuparsi quando il messaggio cristiano riceve eccessivi applausi e consensi. Bisogna diffidare della popolarità perché ciò che Cristo annuncia non ha niente di popolare.
È vero, e proprio per questo provoca la libertà delle persone non i loro applausi. Molto spesso invece pensiamo che l’evangelizzazione consista nel riuscire a diventare simpatici al mondo. Quando la Chiesa o semplicemente un cristiano per non dispiacere gli altri manomette il Vangelo, non solo ha reso vana la propria fede ma ha tolto sapore al sale che doveva portare nella storia. Bisogna però stare attenti anche al rischio contrario che è quello di godere molto dei conflitti con il mondo, delle distanze, della differenza.
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È un pericoloso narcisismo spirituale pensarsi sempre come vittime, e godere di un martirio che sembra più la ricerca di medaglie sul campo che estremo tentativo di non tradire Cristo. I veri testimoni, i veri martiri non godono della sofferenza che viene dal mondo. Non si sentono fomentati, vivono tutto con umiltà, con mitezza, con compassione.
Quando qualcuno è troppo fomentato allora è un chiaro segno che lì non c’è più Cristo, ma la propria personale ideologia. La carità non gonfia, riempie il cuore. Detto questo però rimane il dato realistico che il Vangelo è sempre un corpo estraneo alla mentalità del mondo, e questo non va mai dimenticato:
«Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».
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“Non vi lascerò orfani: verrò da voi”.
Quante volte ci sentiamo come i discepoli: lasciati soli. Il Maestro che per tre anni ha riempito la loro vita, ad un certo punto annuncia la sua partenza. Questa notizia li sconvolge e li angoscia. Ma la partenza, di cui parla Gesù, prelude qualcosa di decisivo: il dono dello Spirito Santo. Gesù non sarà più accanto a loro ma dentro di loro. Lo Spirito Santo è la presenza dell’Amore di Dio dentro i credenti.
Se uno ha Dio dentro, allora ha tutto il necessario. Infatti quando si ha il cuore colmo di Amore si possono fare miracoli.
Ma bisogna stare attenti a non confondere il cuore con la pancia. Gesù non ci ha promesso forti emozioni, ma un Amore forte che agisce in noi senza nemmeno attirare la nostra attenzione. La buona notizia, quindi, non è sperare che Dio ci doni il Suo Amore, perchè questo “è già stato effuso nei nostri cuori”. Il nostro compito è togliere ogni impedimento che lo renda inefficace. Questa si che è una bella domanda che il Vangelo ci pone oggi: che cosa soffoca l’Amore di Dio dentro di noi? Ognuno può dare un nome ai propri impedimenti e decidere di combatterli senza se e senza ma.
Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 14, 15-21
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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