Quale beatitudine ci può essere nei perdenti? Ovviamente nessuna. Eppure Gesù nel Vangelo di oggi sembra dire esattamente il contrario. Non credo che sia solo provocazione ma è autenticamente rivelazione: Gesù ci rivela ciò che in apparenza è nascosto. Ed è così che “i poveri di spirito” che normalmente vengono tacciati di essere dei bonaccioni che non hanno capito che nella vita si va avanti arrampicandosi sugli altri, sono per Gesù i veri padroni del regno.
Quelli che piangono, che hanno fame, o sono vittime di ingiustizia sono coloro che proprio perché soffrono hanno riservata una consolazione, una vittoria, una tenerezza speciale. Quelli che usano misericordia alla fine ritrovano l’amore che hanno seminato. Quelli che hanno il cuore pulito e che il mondo chiama ingenui, in realtà sono quelli che sanno vedere l’Essenziale invisibile agli occhi. Quelli che mettono pace perché fanno il contrario del diavolo e quindi dimostrano di essere figli di Dio. Infine:
“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi”.
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Sembra che il Vangelo ci suggerisca oggi un esercizio speciale: imparare a guardare le cose da un’angolatura diversa e accorgerci che le cose non sono solo come sembrano. In fondo la fede è questo: è il dono della profondità non di una consolazione a basso costo. È il tentativo di guardare dentro le cose e non solo di giudicarle come le giudica il mondo.
In questo senso molti ricchi alla maniera del mondo in realtà sono i più disperati di tutti, e molti poveri alla maniera del mondo sono i migliori sulla faccia della terra. La vera domanda è però dove vogliamo metterci noi: tra quelli che proprio perché mancanti possono ricevere il Signore o tra quelli che dicono di non avere bisogno di nulla? Ecco perché non è un’ovvietà dire che il Vangelo si può annunciare solo ai poveri.
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ⓘ NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOK
Siamo abituati a leggere le beatitudini come se fossero un comandamento: “devi!”. Ma essi non sono un comandamento, ma una costatazione. Le beatitudini sono la più bella descrizione che Gesù fa di se stesso. È infatti lui l’uomo delle beatitudini. È lui il povero in spirito che sa fidarsi completamente di suo Padre. È lui il compassionevole che sa piangere con chi piange. È lui il mite che rinuncerà ad ogni forma di violenza fino all’estrema conseguenza di lasciarsi uccidere. È lui l’affamato e l’assetato di giustizia che non rimane indifferente davanti agli oppressi. È lui il misericordioso che sa amare le persone nella loro miseria. È lui il puro di cuore che sa vedere sempre Dio, l’Essenziale di tutte le cose. […] Continua a leggere qui.
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 5,1-12a
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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