Don Luigi Maria Epicoco – Al fondo delle cose

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Molti anni indietro ai tempi dell’università fui spinto a fare la mia tesi di laurea in Filosofia su una donna straordinaria che certamente avrete sentito o vi sarà stata citata innumerevoli volte; questa donna era Etty Hillesum.

Allora quando si legge il diario di Etty, su una ragazza morta a 29 anni in un campo di concentramento, si capisce forse quello che sto dicendo in questo istante. Una persona libera certamente non è una persona che sta in un campo di concentramento ma se la vita mi ha portato in un campo di concentramento che cosa significa rimanere liberi in un campo di concentramento?

Che cosa significa benedire il cielo azzurro quando lo vedi dalla finestra di un carcere?

Che cosa significa dire non siamo autorizzati a odiare tutti i tedeschi, perché anche se ne esistesse uno buono non saremmo autorizzati a odiarli tutti?

Che cosa significa dire in un campo di concentramento, “La vita è bella”? da cui è nato poi uno straordinario film. Come si fa a dire la vita è bella in un campo di concentramento?

Ora come si fa a dire la vita è bella quando abbiamo la nostra vita, questa, quella attuale, quella che stiamo vivendo in quell’istante. Abbiamo validi motivi per dire che non è bella ma è questa la cosa imprevedibile che invece noi possiamo fare. Che non è fare training autogeno e auto convincerci che è bella una cosa che non è bella.

Ma avere l’umiltà di saper cercare in qualcosa che si mostra a noi come un dramma come una tragedia,  Qualcos’altro una bellezza imprevedibile, imprevista che noi non avevamo immaginato quando avevamo immaginato una famiglia avevamo immaginato qualcosa e invece c’è qualcos’altro.

Allora o non era vero quello che sognavamo, oppure è solo caduto l’immaginario, ma la sostanza è rimasta.

Di che cosa vogliamo vivere? Di aspettative o di realtà. E che cosa significa vivere di realtà solo resistere? Solo rassegnarsi?

No saper andare al fondo delle cose e saper cercare un significato profondo nelle cose.

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