don Lucio D’Abbraccio – Commento al Vangelo di domenica 5 Gennaio 2020

Il tuo Verbo onnipotente è sceso dal cielo

La liturgia di questa domenica ripropone il Prologo del Vangelo di san Giovanni, proclamato solennemente nella terza messa del giorno di Natale. Questo mirabile testo esprime, nella forma di un inno, il mistero dell’Incarnazione, predicato dai testimoni oculari, gli Apostoli, in particolare da Giovanni il quale, come afferma san Cromazio di Aquileia: «era il più giovane di tutti i discepoli del Signore; il più giovane per età, ma già anziano per la fede». 

Quando leggiamo: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio», l’Evangelista – paragonato tradizionalmente ad un’aquila – si eleva al di sopra della storia umana scrutando le profondità di Dio; ma ben presto, seguendo il suo Maestro, ritorna alla dimensione terrena dicendo: «E il Verbo si fece carne». Il Verbo, afferma J. Ratzinger, è «una realtà vivente: un Dio che … si comunica facendosi Egli stesso Uomo». Infatti, attesta Giovanni, «venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria». «Egli – commenta san Leone Magno – si è abbassato ad assumere l’umiltà della nostra condizione senza che ne fosse diminuita la sua maestà». Secondo sant’Agostino queste parole andrebbero scritte a caratteri d’oro sul frontespizio di ogni chiesa.

Ebbene, il Logos, la Parola, il Verbo di Dio si è fatto carne, uomo, persona umana come noi. L’infinito si è fatto finito, l’invisibile si è fatto sensibile. La Parola di Dio, quindi, è entrata nella nostra umanità, è diventata soggetto di storia, parte attiva nelle vicende umane.

La parola «carne» indica anche che Gesù ha scelto una modalità umile per presentarsi all’umanità. Lui, seconda persona della Santissima Trinità e Figlio di Dio, si è abbassato facendosi in tutto simile a noi fuorché nel peccato.

Il Logos si è fatto «carne»: è la stessa parola (sarx) che Giovanni usa per indicare l’Eucaristia (cf Gv 6, 51-52). Questa Parola che si è fatta carne ha donato se stessa per salvare tutti noi e, di questa carne, noi abbiamo il grande onore e privilegio di potercene nutrire: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo» (cf Mt 26, 26).

Gesù, Parola di Dio, è colui che illumina ogni uomo: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo». Questa luce, che è stata testimoniata dal Battista, si fa rivelazione del vero volto di Dio e dei suoi progetti. Nell’Antico Testamento si legge: «tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo» (cf Es 33, 20). Questo è il modo per esprimere la santità di Dio, la verità del Dio che non può ricevere un volto dall’uomo, ma che mostra lui stesso la sua immagine e si consegna per farsi conoscere nella sua Parola. Ecco perché il credente dell’Antico Testamento chiede con insistenza a Dio di mostrargli il suo volto: è la domanda di Mosè (cf Es 33, 18), è l’invocazione del salmista (cf Sal 43, 3; 63, 3), ma questo volto è svelato all’uomo solo al di là della morte.

Ebbene, l’umanizzazione di Dio in Gesù ha reso possibile la visione del suo volto già qui sulla terra, sicché nella conclusione del prologo, l’evangelista Giovanni scrive: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato». Ciò significa che chi vede il Cristo, chi contempla la sua vita conosce il Padre, perché nella carne di Gesù il Dio invisibile ha reso visibile la sua gloria. Cristo Gesù, dunque, è l’epifania, la manifestazione di Dio per gli uomini.

Giovanni, inoltre, annota che: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta». L’apostolo vuol dirci che questa luce è destinata a suscitare la fede e a separare gli uomini in credenti e non credenti, tra chi si lascia illuminare e chi preferisce le tenebre; ma, chi accoglie la luce diventa figlio di Dio: «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio».

Ed infine, leggiamo ancora nel Prologo: «Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia». Qual è la prima grazia che abbiamo ricevuto? – si chiede sant’Agostino e risponde – «È la fede». La seconda grazia, subito aggiunge, è «la vita eterna».

Gli ebrei erano orgogliosi di poter dire di avere Dio vicino, così vicino ogni volta che lo invocavano (cf Dt 4, 7). Noi possiamo dire molto di più, perché Dio per parlarci si è fatto visibile, uomo tra gli uomini, ha assunto la nostra carne. In questo mistero dell’Incarnazione Gesù, sapienza di Dio – abbiamo ascoltato nella prima lettura – scende tra gli uomini, alza la sua tenda in Giacobbe e condivide fino in fondo l’esperienza umana.

Nella seconda lettura, l’apostolo Paolo dice ai cristiani di Efeso di lasciarsi guidare dalla sapienza, per condividere la vita di Dio. Una sapienza che faccia comprendere a quale speranza siamo stati chiamati. San Leone Magno dice: «Riconosci o cristiano la tua dignità!».

Chiediamo a Dio Padre, re d’eterna gloria, che nel suo unigenito Figlio, sapienza incarnata, ci ha scelti e amati prima della creazione del mondo, di illuminarci con il suo Santo Spirito, perché accogliendo il mistero del suo amore, pregustiamo la gioia che ci attende, come figli ed eredi del regno.


Letture della
II Domenica dopo Natale – ANNO A
Colore liturgico: BIANCO

Prima Lettura

La sapienza dio Dio è venuta ad abitare nel popolo eletto.

Dal libro del Siràcide
Sir 24,1-4.12-16, NV 24,1-4.12-16

La sapienza fa il proprio elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse:
“Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti” .
Prima dei secoli, fin dal principio,
egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore è la mia eredità,
nell’assemblea dei santi ho preso dimora».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Sal 147

Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. R.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.

Seconda Lettura

Mediante Gesù, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Ef 1,3-6.15-18

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.

Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

Parola di Dio

Vangelo

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-18

[In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.]
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.]
Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”.
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

Parola del Signore

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