C’è fede sulla terra?
La liturgia della Parola ci invita a riflettere sulla preghiera. Ogni volta, purtroppo, che parliamo di preghiera ci portiamo dietro tanti pregiudizi. Per esempio: la preghiera è noiosa, la preghiera è inutile, la preghiera è superata. Ma cosa è per noi la preghiera? È innanzitutto silenzio per ascoltare, per riflettere, per contemplare. Senza questo silenzio (interiore soprattutto) rischiamo di accumulare parole, e contro questo pericolo Gesù ci mette in guardia (cf Mt 6, 7). Perché si prega? Perché crediamo nella paterna premura di Dio e la nostra fede viene alimentata, confortata, sostenuta dalla preghiera. La preghiera, dunque, è necessaria in tutte le circostanze della vita.
Nel libro dell’Esodo (I Lettura) abbiamo ascoltato che Mosè prega e, mentre egli prega, il popolo combatte e vince. È chiarissima l’affermazione che la preghiera è il sostegno dell’azione e che la pretesa di cambiare il mondo con le nostre sole forze inevitabilmente approda al naufragio.
Ma per sentire la forza della preghiera è necessario pregare veramente. Come? A questa domanda risponde il Vangelo con una parabola ardita. Gesù, scrive l’evangelista Luca, presenta la situazione di una donna debole, calpestata ingiustamente, che però non si stanca di chiedere giustizia a un giudice freddo, insensibile, disumano. Il giudice della parabola è una figura odiosa, ma Gesù non vuole portarlo come esempio, bensì vuole sottolineare il comportamento della donna che non si stanca di pregare: e alla fine ottiene giustizia. Il comportamento della vedova, dunque, rivela una grande volontà, una grande umiltà, una grande tenacia.
Gesù, inoltre, vuole ricordarci che la condizione della vera preghiera è la fede. La parabola, infatti, termina con queste parole: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». È un interrogativo che fa venire i brividi. È un interrogativo che mette il dito nella piaga: senza fede non esiste preghiera, ma soltanto formule di preghiere. Ma cos’è la fede? Credere in qualcuno significa abbandonarsi, consegnarsi con totale fiducia; credere significa non contare più su se stessi, ma su un altro. Credere in Dio, allora, significa abbandonarsi, consegnarsi a Lui, contare totalmente e fiduciosamente su di Lui. Per questo la preghiera di fede e più bella consiste in un «sì». La preghiera, infatti, è il respiro del cuore pieno d’amore.
Maria a Nazareth si rivela maestra straordinaria di preghiera. Cosa dice all’angelo? «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (cf Lc 1, 38). E Gesù sulla croce? «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (cf Lc 23, 46). E per noi peccatori il modello di preghiera è quello del pubblicano: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (cf Lc 18, 13). Sono le vere preghiere, quelle che fanno cambiare la vita, quelle che aprono a Dio lo spazio per agire.
La nostra preghiera deve puntare in questa direzione: ancora in noi ci sono incertezze, vanità, resistenze, dubbi, pretese, ma la direzione della preghiera è una sola: fare un passo verso la volontà di Dio, abbandonarsi a Lui, perché solo Dio può guarire la nostra povertà.
E che cosa dobbiamo chiedere nella preghiera? Di essere coerenti con noi stessi: non si può chiedere la pace e non essere operatori di pace, non si può chiedere la giustizia e non lavorare per una società più giusta e umana. In Luca (11, 13) ci è garantito il dono dello Spirito, invocato con fiducia e accolto con docilità.
La seconda Lettura ci parla dell’importanza insostituibile della Sacra Scrittura. La parola di Dio ascoltata o letta, riflettuta a livello personale o comunitario, è alimento della nostra preghiera. E Dio che ci parla, che ci sprona, che ci corregge, che ci conforta. È lo Spirito che mette sulle nostre labbra invocazioni, suppliche, grida di lode e di adorazione. Se la nostra preghiera è autentica ci aiuterà a mantenere la nostra fede e la fiducia in Dio.
Ebbene, ogni giorno il credente non deve cessare di gridare al Signore con la propria vita, ancor prima che con le parole: «Maranà tha», vieni Signore Gesù, vieni presto! (cf 1Cor 16, 22; Ap 22, 20). Questa è la preghiera che nasce dalla fede e si traduce in un desiderio quotidiano dell’evento che noi cristiani dovremmo attendere con tutte le nostre forze: la venuta del Signore Gesù nella gloria, mediante il quale Dio instaurerà il suo Regno di giustizia e di pace per tutti gli uomini.
Letture della
XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva.
Dal libro dell’Èsodo
Es 17,8-13
In quei giorni, Amalèk venne a combattere contro Israele a Refidìm.
Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalèk, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle.
Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.
Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 120 (121)
R. Il mio aiuto viene dal Signore.
Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra. R.
Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d’Israele. R.
Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte. R.
Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre. R.
Seconda Lettura
L’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2 Tm 3,14 – 4,2
Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù.
Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.
Parola di Dio
Vangelo
Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,1-8
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Parola del Signore