Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa
La solennità di Pentecoste conclude il periodo pasquale. Il Signore risorto, asceso al cielo e partecipe della signoria di Dio, compie la promessa fatta ai suoi discepoli di inviare loro lo Spirito Santo. La festa di Pentecoste per gli Ebrei celebrava la consegna della Legge a Mosè sul monte Sinai e Luca, nel racconto degli Atti degli Apostoli, fa riferimento ai segni narrati nell’Esodo per indicare che il fuoco e il rombo del vento – «venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso» – ora annunciano la consegna della nuova legge, quella dello Spirito, che è scritta non più su tavole di pietra, ma nel cuore dei credenti. Così anche il miracolo delle lingue – «apparvero loro lingue come di fuoco» – ricorda la confusione delle lingue avvenuta a Babele, come racconta il libro della Genesi, che interruppe il progetto orgoglioso della torre «la cui cima tocchi il cielo» (cf Gen 11, 4) e produsse la dispersione dei popoli sulla terra. I diversi popoli, che ascoltano ora nella propria lingua l’annuncio della risurrezione di Cristo, per l’azione dello Spirito, sono unificati nella fede: «E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa […] delle grandi opere di Dio?» (I Lettura).
Anche noi, come i costruttori della torre di Babele, abbiamo dimenticato Dio! La radice dei mali della società, infatti, è l’aver dimenticato Dio! A noi cristiani spesso manca fervore, serenità, gioia di credere. Perché? Perché non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo; perché non abbiamo creduto completamente alle parole di Gesù.
Nel brano del vangelo abbiamo ascoltato che Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paráclito perché rimanga con voi per sempre». Ciò significa che il cristiano è tale solo nella misura in cui ama il Signore Gesù Cristo «con tutto il cuore, la mente e le forze» (cf Dt 6, 5; Lc 10, 27), lo ama più delle persone a lui care (cf Mt 10, 37), lo ama più della sua stessa vita (cf Mt 10, 39). È proprio vivendo in questo amore che il cristiano può fare esperienza dello Spirito Santo, Spirito Consolatore, Paráclito «chiamato accanto», che attualizza la presenza di Gesù e lo soccorre nella fatica quotidiana della perseveranza.
Dopo aver nuovamente insistito sull’amore per lui e per la sua parola, il Signore conclude dicendo: «Ma il Paráclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». Queste parole vogliono dirci che lo Spirito Santo ha il compito di continuare a far comprendere gli insegnamenti di Gesù, di ricordarli al momento opportuno, di difendere i credenti nei momenti di difficoltà e di persecuzione.
Gli apostoli, uomini incolti e timorosi di tutto (si rinchiusero nel Cenacolo) parlarono apertamente di Cristo Risorto, del peccato, del bisogno di conversione per tutti, del rischio che corre l’uomo quando rifiuta la salvezza di Dio. I cristiani di oggi, purtroppo, a differenza degli apostoli, continuano a vivere nella paura e non hanno il coraggio di esporsi. Raramente oggi un cristiano ha il coraggio di contestare l’immoralità, il disimpegno, la leggerezza dei costumi, la frivolezza generale della vita, di testimoniare con la propria vita il messaggio evangelico! Il cristiano di oggi, anziché lasciarsi guidare dallo Spirito ed osservare e mettere in pratica ciò che Gesù ha detto, si rassegna e spesso si adatta al male della società. Se ci manca il coraggio nelle fede siamo poveri di Spirito Santo e quindi siamo poveri di fede in Cristo!
L’apostolo Paolo, nella lettera ai Romani, ci ricorda che noi apparteniamo a Cristo nella misura in cui ci lasciamo guidare dallo Spirito e chiunque è guidato dallo Spirito di Dio, costui è figlio di Dio: «Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio». Paolo continua dicendo che per mezzo dello Spirito che è dentro di noi, possiamo gridare: «Abbà! Padre!»; Egli ci aiuta a non ricadere nel timore, nel servilismo; Egli ci libera dalla schiavitù del peccato e dalla debolezza della condizione umana e ci rende forti per vivere da cristiani.
Chiediamo che lo Spirito Santo, in questa Pentecoste, riempia i nostri cuori e accenda in essi il fuoco del suo amore per essere testimoni fedeli e coraggiosi del Signore Risorto.
Don Lucio D’Abbraccio
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