Cristo è veramente risorto. Alleluia!
Gesù è davvero risorto dai morti! Questo gioioso annuncio risuona oggi nella Chiesa e in tutto il mondo. Gesù stesso aveva preannunciato la sua morte e risurrezione con l’immagine del chicco di grano. Diceva: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (cf Gv 12, 24). Ebbene, proprio questo è accaduto: Gesù, il chicco di grano seminato da Dio nei solchi della terra, è morto ucciso dal peccato del mondo, è rimasto due giorni nel sepolcro; ma in quella sua morte era contenuta tutta la potenza dell’amore di Dio, che si è sprigionata e si è manifestata il terzo giorno, quello che oggi celebriamo: la Pasqua di Cristo Signore.
L’evangelista Giovanni, nel suo evangelo, scrive: «Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio». Maria, dunque, si sveglia presto, o forse non ha chiuso occhio in quella terribile notte; si mette in cammino nel buio: è buio non solo intorno a lei ma anche nel suo cuore. Maria è guidata dal desiderio di dare dignità a quel Gesù che aveva incontrato e che le aveva cambiato la vita. Sicuramente la Maddalena avrà pensato che almeno ora, passata l’euforia della festa di Pasqua e placati gli animi di coloro che, a tutti i costi, hanno voluto vedere morto il suo Maestro, sarà possibile rendere dignitosa quella morte.
Giunge al sepolcro e lo stupore si impadronisce di lei perché, annota Giovanni: «Vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro». Quella enorme pietra che avrebbe dovuto porre fine all’esperienza di Gesù non c’è più, è tolta. Maria di Magdala, dunque, è smarrita e la sua reazione immediata è quella di pensare a un trafugamento del cadavere; lo testimoniano le parole che rivolge a Pietro e al discepolo amato al termine di una corsa affannosa: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Maria non ha ancora compreso che il suo Signore è risorto. Lo comprenderà quando, «vicino al sepolcro» (cf Gv 20, 11), mentre piange e persevera nella ricerca del corpo morto del suo Signore, Gesù le se rivela quale Risorto chiamandola per nome: «Maria!» (Gv 20, 16).
Orbene, Maria è triste, disperata per la perdita del corpo morto del Signore. Questo sentimento della Maddalena deve farci riflettere ogni qualvolta siamo freddi e dimentichiamo Gesù. Ogni volta che chiudiamo la porta del nostro cuore alla sua misericordia; ogni volta che lo togliamo dal centro della nostra vita; ogni volta che non facciamo la volontà del Padre; ogni volta che non viviamo da discepoli coerenti col nostro credo; noi ci dimentichiamo del Risorto! Maria di Magdala diventa simbolo della Chiesa che cerca il suo Signore. Noi cerchiamo il Signore? Ed inoltre, come ci poniamo di fronte al sepolcro vuoto? Crediamo alla resurrezione di Gesù? Pietro e il discepolo amato, spinti dalle parole di Maria, corrono al sepolcro: «Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro».
Notiamo che diverse sono le velocità ma unica è la meta della loro corsa: la tomba. Colui che è arrivato per primo: «Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò». Egli attende Pietro, lascia entrare per primo chi per volontà del Signore godeva di un primato nel gruppo dei Dodici. Pietro allora, essendo giunto, scrive Giovanni: «entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte». Simon Pietro osserva tutto con precisione, ma neppure il suo sguardo razionale e preciso è sufficiente a cogliere il mistero. Anche lui, per ora, come la Maddalena, rimane nelle tenebre dell’incredulità. Non conosciamo la sua reazione nel vedere il sepolcro vuoto e i teli, ma sappiamo, invece, come reagisce l’altro discepolo. L’evangelista ci tiene ad evidenziare che: «entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette». Il testo non dice che cosa crede il discepolo, ma il verbo credere in Giovanni ha un significato forte. Questo ci permette di pensare che questo discepolo, nell’amore che lo lega a Gesù, comincia a intuire e a lasciar spazio nel proprio animo alla novità compiuta da Dio, ossia, il discepolo amato vive già la beatitudine che Gesù proclamerà davanti a Tommaso: «[…] beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (cf Gv 20, 29). Egli è sicuro che il corpo non è stato trafugato, non ha visto il Signore risorto, ma già crede alla sua glorificazione.
Celebrare la Pasqua, dunque, ci deve ricordare che dobbiamo impegnarci ogni giorno a cercare «le cose di lassù» (II Lettura) perché «chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome» (I Lettura).
Don Lucio D’Abbraccio
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