Ecco, concepirai un figlio e lo darai alla luce!
Oggi celebriamo una delle feste della beata Vergine più belle e popolari: l’Immacolata Concezione. Perché, tra tutte le donne, Dio ha scelto proprio Maria di Nazaret? La risposta è nascosta nel mistero insondabile della divina volontà. Tuttavia c’è una ragione che il Vangelo pone in evidenza: la sua umiltà. Lo sottolinea bene il sommo poeta Dante Alighieri nell’ultimo canto del Paradiso: «Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio» (Par.: XXXIII, 1-3). La Vergine stessa nel «Magnificat», il suo cantico di lode, questo dice: «L’anima mia magnifica il Signore…perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (cf Lc 1,46-48).
Sì, Dio è stato attratto dall’umiltà di Maria, che ha trovato grazia ai suoi occhi (cf Lc 1,30). È diventata così la Madre di Dio, immagine e modello della Chiesa, eletta tra i popoli per ricevere la benedizione del Signore e diffonderla sull’intera famiglia umana.
Questa «benedizione» non è altro che Gesù Cristo stesso. È Lui la fonte della “grazia”, di cui Maria è stata colmata fin dal primo istante della sua esistenza. Ha accolto con fede Gesù e l’ha donato al mondo. Questa è anche la nostra vocazione e la nostra missione, la vocazione e la missione della Chiesa: accogliere Cristo nella nostra vita e donarlo al mondo, «perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (cf Gv 3,17).
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Ricordiamoci, inoltre, che la perfezione di Maria, la piena di grazia, viene dichiarata dall’angelo tra le mura di casa sua: non nella piazza principale di Nazaret, ma lì, nel nascondimento, nella più grande umiltà. In quella casetta a Nazaret palpitava il cuore più grande che una creatura abbia mai avuto. Sì. Perché il Signore, per compiere
meraviglie, non ha bisogno di grandi mezzi e delle nostre capacità eccelse, ma della nostra umiltà, del nostro sguardo aperto a Lui e anche aperto agli altri. Con quell’annuncio, tra le povere mura di una piccola casa, Dio ha cambiato la storia.
L’angelo Gabriele, abbiamo ascoltato nel Vangelo, chiama Maria «piena di grazia». L’attributo datole deve essere inteso correttamente. In termini rigorosamente teologici, solo Dio può dirsi pieno di grazia e tale lo presenta la Sacra Scrittura: «Misericordioso e pietoso…ricco di amore e di fedeltà» (cf Es 34,6). La grazia è la manifestazione del libero amore di Dio. L’applicazione a Maria può avere solo senso derivato: ella è destinataria privilegiata del dono di Dio; è abilitata ad una intima comunione con lui e, di conseguenza, può dirsi «la piena di grazia».
Ciò significa che tutta la benevolenza divina è già riversata in lei: diventa così la «graziosa», la «gratificata» per eccellenza. L’appellativo le viene attribuito quasi come un nome proprio e lascia intendere che la grazia fa parte della sua persona, possesso fin dalla nascita. Nel Prefazio, infatti, si legge: «Tu hai preservato la beata Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, per fare di lei, colmata di grazia, la degna Madre del tuo Figlio e segnare l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza. Da lei vergine purissima doveva nascere il tuo Figlio, Agnello innocente che toglie i nostri peccati e sopra ogni altra creatura l’hai predestinata, per il tuo popolo, sublime modello di santità e avvocata di grazia».
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L’annunciazione, dunque, è un privilegio di Maria in cui tutta l’umanità è stata coinvolta. Con essa si è compiuta la prima unione e, più ancora, la comunione di Dio con l’umanità. La vita ha ripreso a fiorire.
Maria è la prima creatura ammessa all’intimità divina e partecipe di tale vita. La celebrazione della solennità odierna richiama che il gran tesoro di tale vita è già oggi parzialmente disponibile per noi, in attesa di un possesso pieno. Speriamo di ottenerlo per la sua intercessione presso la misericordia divina. Noi lo chiediamo nella preghiera che formuliamo con le parole del santo vescovo Ambrogio:
«L’anima di Maria sia in ciascuno per lodare il Signore; il suo spirito sia in ciascuno perché gioisca in Dio».
L’odierna festa dell’Immacolata Concezione illumina come un faro il
tempo dell’Avvento, che è tempo di vigilante e fiduciosa attesa del Salvatore. Mentre avanziamo incontro a Dio che viene, guardiamo a Maria che «brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino» (Lumen gentium, 68).
Don Lucio D’Abbraccio
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