Epifania: ricerca premurosa; indifferenza; paura!
Oggi, solennità dell’Epifania del Signore, il Vangelo di Matteo ci presenta tre atteggiamenti con i quali è stata accolta la venuta di Cristo Gesù e la sua manifestazione al mondo. Il primo atteggiamento: ricerca premurosa; il secondo: indifferenza; il terzo: paura.
Ricerca premurosa: i Magi non esitano a mettersi in cammino per cercare il Messia. Giunti a Gerusalemme chiedono: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». Hanno fatto un lungo viaggio e adesso con grande premura cercano di individuare dove si possa trovare il Re neonato. A Gerusalemme si rivolgono al re Erode, il quale chiede ai sommi sacerdoti e agli scribi di informarsi sul luogo in cui doveva nascere il Messia.
A questa ricerca premurosa dei Magi, si contrappone il secondo atteggiamento: l’indifferenza dei sommi sacerdoti e degli scribi. Essi conoscono le Scritture e sono in grado di dare la risposta giusta sul luogo della nascita: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta»; sanno, ma non si scomodano per andare a trovare il Messia. E Betlemme è a pochi chilometri, ma loro non si muovono.
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Ancora più negativo è il terzo atteggiamento, quello di Erode: la paura. Lui ha paura che quel Bambino gli tolga il potere. Chiama i Magi e si fa dire quando era apparsa loro la stella, e li invia a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi […] sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». In realtà, Erode non voleva andare ad adorare Gesù; Erode vuole sapere dove si trova il bambino non per adorarlo, ma per eliminarlo, perché lo considera un rivale. E guardate bene: la paura porta sempre all’ipocrisia. Gli ipocriti sono così perché hanno paura nel cuore e sono egoisti.
Ebbene, questi sono i tre atteggiamenti che troviamo nel Vangelo: ricerca premurosa dei Magi, indifferenza dei capi dei sacerdoti e degli scribi; e paura di Erode. Meditando su questi tre atteggiamenti, poniamoci la domanda: ogni giorno ci sforziamo di cercare il Signore premurosamente? In parole semplici significa: ci sforziamo di amare Dio e il prossimo come Gesù ci ha insegnato? Cerchiamo di fare sempre la volontà di Dio o seguiamo le nostre ambizioni umane calpestando chi ci ostacola? Siamo disposti a perdonare gli altri o applichiamo la legge del taglione, «occhio per occhio, dente per dente»?
Siamo indifferenti verso il Signore? Cioè: Ringraziamo Dio per i doni che ci concede ogni giorno o ci ricordiamo di Lui solo quando ne abbiamo bisogno? Cerchiamo di essere dei buoni cristiani o preferiamo vivere come se Dio non esistesse? Ci sforziamo di vivere ogni giorno il Vangelo o seguiamo i principi del mondo, che inducono a soddisfare le inclinazioni alla prepotenza, alla sete di potere, alle ricchezze?
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Ed infine, spalanchiamo la porta del nostro cuore a Cristo oppure abbiamo paura? Siamo egoisti e ipocriti verso gli altri? Gesù ha detto: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (cf Gv 15,12). Cerchiamo di vivere questo comandamento del Signore?
I magi, questi tre sapienti e studiosi delle cose del cielo, hanno lasciato le loro comodità e hanno iniziato un viaggio mossi dal desiderio di seguire la stella: se anche noi vogliamo metterci in viaggio e seguire Gesù, dobbiamo imparare a fissare il cielo e non la terra. Questi sapienti, senza pretendere di insegnare niente, si sono umilmente prostrati, nella capanna di Betlemme, davanti alla Bellezza, all’Amore, alla Verità. Si sono prostrati in adorazione di fronte a un bambino che era «con Maria sua madre».
L’evangelista, inoltre, racconta che questi tre sapienti «aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» Il significato di oro, incenso e mirra è questo: l’oro perché è il dono riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re; l’incenso, come testimonianza di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio; la mirra, una resina usata nel culto dei morti, perché Gesù è uomo e come uomo, mortale.
Ebbene, dinanzi a questo mistero, anche noi, come i magi, siamo chiamati a piegare il cuore e le ginocchia per adorare: adorare Dio che viene nella piccolezza. Riscopriamo il gusto della preghiera. Oggi si prega così poco!
Inginocchiamoci, come i magi, davanti a Gesù e riconosciamolo come nostro Dio, come nostro Signore e Salvatore. Amen!
Per gentile concessione di don Lucio, dal suo blog.
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