don Lucio D’Abbraccio – Commento al Vangelo del 31 Dicembre 2022

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Dio, per intercessione di Maria sua Madre, abbia pietà di noi e ci benedica!

Ancora avvolti dal clima spirituale del Natale, nel quale abbiamo contemplato il mistero della nascita di Cristo, oggi celebriamo con i medesimi sentimenti la Vergine Maria, che la Chiesa venera quale Madre di Dio, in quanto ha dato carne al Figlio dell’eterno Padre. Le letture bibliche di questa solennità pongono l’accento principalmente sul Figlio di Dio fatto uomo e sul “nome” del Signore. La prima lettura ci presenta la solenne benedizione che i sacerdoti pronunciavano sugli Israeliti nelle grandi feste religiose: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace». Essa è scandita appunto dal nome del Signore, ripetuto per tre volte, come ad esprimere la pienezza e la forza che da tale invocazione deriva. Questo testo di benedizione liturgica, infatti, evoca la ricchezza di grazia e di pace che Dio dona all’uomo, con una benevola disposizione nei suoi confronti, e che si manifesta con il “risplendere” del volto divino e il “rivolgerlo” verso di noi.

La Chiesa riascolta oggi queste parole, mentre chiede al Signore di benedire il nuovo anno appena iniziato, nella consapevolezza che, dinanzi ai tragici eventi che segnano la storia, dinanzi alle logiche di guerra che purtroppo non sono ancora del tutto superate, solo Dio può toccare l’animo umano nel profondo e assicurare speranza e pace all’umanità. E’ ormai consolidata tradizione, infatti, che il primo giorno dell’anno la Chiesa, sparsa in tutto il mondo, elevi una corale preghiera per invocare la pace. Infatti, è nel nome di Maria, Madre di Dio e degli uomini, che dal 1° gennaio 1968 si celebra in tutto il mondo la «Giornata mondiale della pace». E’ bene iniziare un nuovo tratto di cammino ponendosi con decisione sulla via della pace. Noi oggi preghiamo affinché la pace, che gli angeli hanno annunciato ai pastori la notte di Natale, possa giungere ovunque: «sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (cf Lc 2,14). Per questo, specialmente con la nostra preghiera, vogliamo aiutare ogni uomo e ogni popolo a camminare in modo sempre più deciso sulla via della pace.

Nella seconda lettura, san Paolo riassume nell’adozione filiale l’opera di salvezza compiuta da Cristo, nella quale è come incastonata la figura di Maria. Grazie a lei il Figlio di Dio, «nato da donna», ha potuto venire nel mondo come vero uomo, nella pienezza del tempo. Tale compimento, tale pienezza, riguarda il passato e le attese messianiche, che si realizzano, ma, al tempo stesso, si riferisce anche alla pienezza in senso assoluto: nel Verbo fatto carne, Dio ha detto la sua Parola ultima e definitiva. Sulla soglia di un nuovo anno, risuona così l’invito a camminare con gioia verso la luce del «sole che sorge dall’alto» (cf Lc 1,78), poiché nella prospettiva cristiana non c’è futuro che non sia in direzione di Cristo e non esiste pienezza al di fuori di quella di Cristo.

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Il brano del Vangelo di oggi termina con l’imposizione del nome di Gesù: «compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo», mentre Maria partecipa in silenzio, meditando nel cuore, al mistero di questo suo Figlio, che in modo del tutto singolare è dono di Dio. Ma la pericope evangelica che abbiamo ascoltato mette in particolare evidenza i pastori, che se ne tornarono «glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto». L’angelo aveva annunciato loro che nella città di Davide, cioè Betlemme, era nato il Salvatore e che avrebbero trovato il segno: un bambino avvolto in fasce dentro una mangiatoia (cf Lc 2,11-12). Partiti in fretta, essi avevano trovato Maria e Giuseppe e il Bambino. Notiamo come l’Evangelista parli della maternità di Maria a partire dal Figlio, da quel «bambino avvolto in fasce», perché è Lui – il Verbo di Dio (cf Gv 1,14) – il punto di riferimento, il centro dell’evento che si sta compiendo ed è Lui a far sì che la maternità di Maria sia qualificata come «divina».

Questa attenzione prevalente che le letture odierne dedicano al “Figlio”, a Gesù, non riduce il ruolo della Madre, anzi, la colloca nella giusta prospettiva: Maria, infatti, è vera Madre di Dio proprio in virtù della sua totale relazione a Cristo. Pertanto, glorificando il Figlio si onora la Madre e onorando la Madre si glorifica il Figlio. Il titolo di «Madre di Dio», che oggi la liturgia pone in risalto, sottolinea la missione unica della Vergine Santa nella storia della salvezza: missione che sta alla base del culto e della devozione che il popolo cristiano le riserva. Maria infatti non ha ricevuto il dono di Dio solo per se stessa, ma per recarlo nel mondo. Nella preghiera Colletta, infatti, così abbiamo pregato: «O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni della salvezza eternafa’ che sperimentiamo la sua intercessione, poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’autore della vita,
Gesù Cristo, tuo Figlio». E Maria offre continuamente la sua mediazione al popolo di Dio peregrinante nella storia verso l’eternità, come un tempo la offrì ai pastori di Betlemme. Ella, che ha dato la vita terrena al Figlio di Dio, continua a donare agli uomini la vita divina, che è Gesù stesso e il suo Santo Spirito. Per questo viene considerata Madre di ogni uomo che nasce alla Grazia e insieme è invocata come Madre della Chiesa.

La Vergine Maria ci dona il suo Figlio, ci mostra il volto del suo Figlio, Principe della Pace: sia lei ad aiutarci a rimanere nella luce di questo volto, che brilla su di noi, per riscoprire tutta la tenerezza di Dio Padre; sia lei a sostenerci nell’invocare lo Spirito Santo, perché rinnovi la faccia della terra e trasformi i cuori, sciogliendo la loro durezza davanti alla bontà disarmante del Bambino, che è nato per noi. La Madre di Dio ci accompagni in questo nuovo anno; ottenga per noi e per il mondo intero il desiderato dono della pace. Amen!

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Fonte

Don Lucio D’Abbraccio

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