don Lucio D’Abbraccio – Commento al Vangelo del 30 Aprile 2023

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Seguiamo la voce del Risorto, Porta della salvezza!

Nel Vangelo di questa domenica, detta «la domenica del buon pastore», Gesù si presenta con due immagini che si completano a vicenda. L’immagine del pastore e l’immagine della porta dell’ovile. Il gregge, che siamo tutti noi, ha come abitazione un ovile che serve da rifugio, dove le pecore dimorano e riposano dopo le fatiche del cammino. E l’ovile ha un recinto con una porta, dove sta un guardiano. Al gregge si avvicinano diverse persone: c’è chi entra nel recinto passando dalla porta e chi «vi sale da un’altra parte».

Il primo è il pastore, il secondo un estraneo, che non ama le pecore, vuole entrare per altri interessi. Gesù si identifica col primo e manifesta un rapporto di familiarità con le pecore, espresso attraverso la voce, con cui le chiama e che esse riconoscono e seguono: «le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome». Lui le chiama per condurle fuori, «e le conduce fuori», scrive l’evangelista Giovanni, ai pascoli erbosi dove trovano buon nutrimento.

La seconda immagine con cui Gesù si presenta è quella della «porta delle pecore». Infatti dice: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato», cioè avrà la vita e l’avrà in abbondanza. L’autore sacro annota che Gesù dice: «io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Cristo, Buon Pastore, è diventato la porta della salvezza dell’umanità, perché ha offerto la vita per le sue pecore.

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Gesù, pastore buono e porta delle pecore, è un capo la cui autorità si esprime nel servizio, un capo che per comandare dona la vita e non chiede ad altri di sacrificarla. Di un capo così ci si può fidare, come le pecore che ascoltano la voce del loro pastore perché sanno che con lui si va a pascoli buoni e abbondanti. Basta un segnale, un richiamo ed esse seguono, obbediscono, si incamminano guidate dalla voce di colui che sentono come presenza amica, forte e dolce insieme, che indirizza, protegge, consola e medica.

Così è Cristo per noi. C’è una dimensione dell’esperienza cristiana che forse lasciamo un po’ in ombra: la dimensione spirituale e affettiva. Il sentirci legati da un vincolo speciale al Signore come le pecore al loro pastore. A volte «razionalizziamo» troppo la fede e rischiamo di perdere la percezione del timbro di quella voce, della voce di Gesù buon pastore, che stimola e affascina. Come è capitato ai due discepoli di Emmaus, cui ardeva il cuore mentre il Risorto parlava lungo la via. È la meravigliosa esperienza di sentirsi amati da Gesù.

Facciamoci la domanda: «Io mi sento amato da Gesù?». Per Lui non siamo mai degli estranei, ma amici e fratelli. Eppure non è sempre facile distinguere la voce del pastore buono. Stiamo attenti. C’è sempre il rischio di essere distratti dal frastuono di tante altre voci. Oggi siamo invitati a non lasciarci distogliere dalle false sapienze di questo mondo, ma a seguire Gesù, il Risorto, come unica guida sicura che dà senso alla nostra vita.

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Invochiamo la Vergine Maria: Lei ci accompagni in questo nostro pellegrinaggio terreno e ci sostenga, con il suo aiuto, affinché siano pronti e generosi nel seguire la voce del Figlio suo Gesù, nostra unica salvezza. Amen!

Fonte

Don Lucio D’Abbraccio

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