Maria: la piena di grazia!
Nell’Incarnazione del Figlio di Dio noi riconosciamo gli inizi della Chiesa. Da lì tutto proviene. Ogni realizzazione storica della Chiesa ed anche ogni sua istituzione deve rifarsi a quella originaria Sorgente. Deve rifarsi a Cristo, Verbo di Dio incarnato. È Lui che noi sempre celebriamo: l’Emmanuele, il Dio-con-noi, per mezzo del quale si è compiuta la volontà salvifica di Dio Padre. E tuttavia (proprio oggi contempliamo questo aspetto del Mistero) la Sorgente divina fluisce attraverso un canale privilegiato: la Vergine Maria. Celebrando l’Incarnazione del Figlio non possiamo, pertanto, non onorare la Madre. A Lei fu rivolto l’annuncio angelico; Ella lo accolse e, quando dal profondo del cuore rispose: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola», in quel momento il Verbo eterno incominciò ad esistere come essere umano nel tempo.
Di generazione in generazione resta vivo lo stupore per questo ineffabile mistero. Sant’Agostino, immaginando di rivolgersi all’Angelo dell’Annunciazione, domanda: «Dimmi, o Angelo, perché è avvenuto questo in Maria?». La risposta, dice il Messaggero, è contenuta nelle parole stesse del saluto: «Ave, o piena di grazia» (cfr Sermo 291,6). Di fatto, l’Angelo, «entrando da lei», non la chiama con il nome terreno, Maria, ma col suo nome divino, così come Dio da sempre la vede e la qualifica: «Piena di grazia», che nell’originale greco è «κέχάρίτωμένη», ossia: «piena di grazia», e la grazia è nient’altro che l’amore di Dio, così potremmo alla fine tradurre questa parola: «amata» da Dio. Origene osserva che mai un simile titolo fu rivolto ad essere umano, e che esso non trova riscontro in tutta la Sacra Scrittura (cf In Lucam 6,7).
È un titolo espresso in forma passiva, ma questa «passività» di Maria, che da sempre e per sempre è l’«amata» dal Signore, implica il suo libero consenso, la sua personale e originale risposta: nell’essere amata, nel ricevere il dono di Dio, Maria è pienamente attiva, perché accoglie con personale disponibilità l’onda dell’amore di Dio che si riversa in lei. Anche in questo Ella è discepola perfetta del suo Figlio, che nell’obbedienza al Padre realizza interamente la propria libertà e proprio così esercita la libertà, obbedendo.
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Nella seconda Lettura abbiamo ascoltato la stupenda pagina in cui l’Autore della Lettera agli Ebrei interpreta il Salmo 39 proprio alla luce dell’Incarnazione di Cristo: «Entrando nel mondo Cristo dice: … Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà». Di fronte al mistero di questi due «Eccomi», l’ «Eccomi» del Figlio e l’ «Eccomi» della Madre, che si rispecchiano l’uno nell’altro e formano un unico Amen alla volontà d’amore di Dio, noi rimaniamo attoniti e, pieni di riconoscenza, adoriamo.
L’icona dell’Annunciazione, meglio di qualunque altra, ci fa percepire con chiarezza come tutto nella Chiesa risalga lì, a quel mistero di accoglienza del Verbo divino, dove, per opera dello Spirito Santo, l’Alleanza tra Dio e l’umanità è stata suggellata in modo perfetto.
Tutto passa in questo mondo. Nell’eternità solo l’Amore rimane. Per questo, profittando del tempo propizio della Quaresima, impegniamoci a verificare che ogni cosa nella nostra vita personale, sia mossa dalla carità e tenda alla carità. Infatti, il primo atto che Maria compì dopo aver accolto il messaggio dell’Angelo, fu di recarsi «in fretta» a casa della cugina Elisabetta per prestarle il suo servizio (cf Lc 1,39). Quella della Vergine fu un’iniziativa di autentica carità, umile e coraggiosa, mossa dalla fede nella Parola di Dio e dalla spinta interiore dello Spirito Santo. Chi ama dimentica se stesso e si mette al servizio del prossimo. Ecco l’immagine e il modello della Chiesa!
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Ebbene, ogni Comunità ecclesiale, come la Madre di Cristo, è chiamata ad accogliere con piena disponibilità il mistero di Dio che viene ad abitare in essa e la spinge sulle vie dell’amore. Amen!
Don Lucio D’Abbraccio
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