Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo
Celebriamo oggi la solennità dell’Ascensione del Signore, evento narrato dal brano degli Atti degli Apostoli proposto ogni anno come prima lettura: «mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi». Cristo, dunque, ascendendo al cielo fa ritorno alla destra del Padre. L’Ascensione, però, non è la partenza di Gesù, ma la sua presenza diversa nel mondo. Matteo, all’inizio del suo Vangelo, ci dice che Gesù è l’Emmanuele, il Dio-con-noi per sempre. Rassicuranti, in questo senso, sono le ultime parole di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Non esiste quindi giorno in cui Dio sia assente, non esiste momento o situazione in cui Cristo sia lontano da noi.
Ma che cosa significa «una sua presenza diversa dal mondo?». Gli Apostoli, il giorno dell’Ascensione, chiesero a Gesù: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma Gesù risponde: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere». Molte volte, nel corso dei secoli, alcune correnti religiose hanno fatto previsioni sulla fine del mondo ed anche nel nostro tempo, in più occasioni, sono state avanzate date e scadenze. Gesù smentisce ogni tentativo di previsione e dichiara semplice arroganza la pretesa di conoscere ciò che Dio ha riservato alla sua decisione. Però Gesù aggiunge: «ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme (dove sono stato crocifisso), in tutta la Giudea e la Samaria (che voi considerate [Samaria] terra di eretici) e fino ai confini della terra (a tutti i popoli compresi i pagani)».
Gli Apostoli, dunque, non devono preoccuparsi di ciò che appartiene alla decisione di Dio; devono prendere coscienza che, con l’Ascensione di Gesù, inizia la loro missione. Con l’Ascensione di Gesù inizia il tempo della Chiesa. Dal giorno dell’Ascensione, Cristo agisce attraverso di noi ed opera la salvezza coinvolgendo noi. È importante prendere coscienza di questa meravigliosa vocazione della Chiesa e, quindi di ciascuno di noi; ed è importante chiederci se ci sentiamo veramente apostoli di Gesù, inviati nel mondo dalla sua bontà e dalla sua fiducia. Insistenti, infatti, sono i richiami all’impegno della Chiesa in tutte le letture di questa domenica.
Non appena Gesù scompare allo sguardo degli apostoli, due uomini in bianche vesti si presentano e dicono: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?». Come dire: «Svegliatevi, ora tocca a voi! Gesù è con voi per sostenere ogni vostra responsabilità e per camminare con il passo del vostro impegno». Forse gli apostoli avevano ancora negli orecchi le parole pronunciate dal Maestro pochi momenti prima: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra». Ma non per risolvere i problemi con una bacchetta magica! Il potere sta nel voler salvare il mondo insieme a noi, poveri uomini di Galilea e poveri uomini di tutti i tempi. Per questo Gesù dice: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato». E qui va detto con chiarezza che l’opera di evangelizzazione è possibile solo a condizione di essere prima evangelizzati, di essere plasmati dal Vangelo che si annuncia. La vera testimonianza si dà nella misura in cui si vive in prima persona ciò che si vuole annunciare agli altri; anzi, chi insegna ciò che non vive deve essere consapevole che così pone ostacoli alla ricezione del Vangelo e può addirittura provocare il rifiuto da parte degli uomini!
Ebbene, Gesù che è risuscitato dai morti e siede alla destra di Dio (II Lettura) continua ad intercedere a favore degli uomini (cf Rm 8, 34), pertanto lui è sempre con noi e accanto a noi.
Fiduciosi di questa certezza incamminiamoci sulle vie del mondo, con gli occhi rivolti al Signore e «proseguiamo il nostro pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, annunziando la passione e morte del Signore fino a che Egli venga» (Lumen gentium, 8).
Don Lucio D’Abbraccio
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