Conversione: unโopportunitร di rinnovamento interiore!
Il Vangelo che abbiamo ascoltato oggi ci pone di fronte a un tema fondamentale della nostra vita cristiana: la necessitร della conversione. Nel brano del Vangelo lโevangelista Luca racconta che Gesรน ci invita a guardare la realtร con occhi nuovi, senza cadere nella tentazione di giudicare gli altri, ma riconoscendo la nostra urgenza di cambiare vita.
Lโautore sacro scrive che alcuni riferiscono a Gesรน due fatti tragici: lโuccisione di alcuni Galilei da parte di Pilato e il crollo di una torre a Siloe che ha provocato la morte di diciotto persone. La mentalitร dellโepoca vedeva nella disgrazia una punizione per il peccato โ ยซCredete che quei Galilei fossero piรน peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? [โฆ] O quelle diciotto persone, sulle quali crollรฒ la torre di Siloe e le uccise, credete che fossero piรน colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?ยป -, ma Gesรน corregge questa visione: quelle persone non erano piรน peccatrici delle altre: ยซNo, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti alo stesso modoยป.
Queste parole di Gesรน sono un monito potente contro la tentazione di giudicare gli altri e di attribuire la sofferenza altrui a una punizione divina. Non possiamo ergerci a giudici dei destini altrui, nรฉ pensare che le tragedie siano sempre la diretta conseguenza di colpe specifiche. La realtร รจ piรน complessa e spesso misteriosa.
Anche oggi, di fronte alle catastrofi, alle malattie o alle difficoltร , potremmo chiederci: โDio sta punendo qualcuno?โ. La risposta di Gesรน รจ chiara: Dio non manda il male, non รจ un giudice spietato che infligge castighi, ma un Padre misericordioso che ci chiama alla conversione. Il punto centrale non รจ cercare colpevoli, ma riconoscere che tutti abbiamo bisogno di cambiare cuore e vita.
Ma allora, perchรฉ Gesรน introduce questi episodi di morte violenta? Non per condannare le vittime, ma per lanciare un appello urgente a tutti noi. Il ยซperirete tutti allo stesso modoยป non รจ una minaccia di morte fisica immediata, ma un avvertimento sulla fragilitร della vita e sulla necessitร di prepararci allโincontro definitivo con Dio. La morte puรฒ sopraggiungere inaspettatamente, come per quei Galilei o per quelle diciotto persone. Dobbiamo quindi interrogarci sulla nostra vita, sul nostro rapporto con Dio e con gli altri.
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Ed รจ qui che si inserisce la parabola del fico sterile. Un uomo ha piantato un albero di fichi nella sua vigna, ma per tre anni non ha trovato frutti. La sua reazione รจ comprensibile: perchรฉ tenere un albero che occupa spazio e consuma risorse senza dare nulla in cambio? ยซTaglialo dunque! Perchรฉ deve sfruttare il terreno?ยป. Ma il vignaiolo interviene con una preghiera, una richiesta di pazienza: ยซPadrone, lascialo ancora questโanno, finchรฉ gli avrรฒ zappato attorno e avrรฒ messo il concime. Vedremo se porterร frutti per lโavvenire; se no, lo taglieraiยป.
In questa parabola, il proprietario della vigna rappresenta Dio, il fico sterile siamo noi, e il vignaiolo รจ lโimmagine della pazienza e della misericordia divina, sempre pronta a darci unโaltra possibilitร . I tre anni di attesa possono simboleggiare il tempo della nostra vita o forse il tempo della predicazione di Gesรน fino a quel momento. La mancanza di frutti rappresenta la nostra sterilitร spirituale, la nostra incapacitร di vivere secondo il Vangelo, di produrre opere di amore, di giustizia, di pace. Questa immagine, dunque, ci parla della pazienza di Dio. Lui ci dร tempo, non per rimandare allโinfinito la nostra conversione, ma perchรฉ crede in noi, nella nostra possibilitร di cambiare e di portare frutto. Ma attenzione: il tempo che ci รจ concesso non รจ eterno, prima o poi giunge il momento in cui dobbiamo rispondere alla chiamata di Dio.
Ebbene, la richiesta del vignaiolo ci offre un messaggio di speranza. Dio non si arrende facilmente di fronte alla nostra infedeltร . Ci concede ancora tempo, ci offre nuove opportunitร per cambiare, per ยซzappare attornoยป al nostro cuore, per ยซmettere il concimeยป della sua grazia.
Questo Vangelo della III Domenica di Quaresima ci invita a una profonda riflessione e ci pone delle domande per un rinnovamento interiore: sto davvero cambiando? Sto portando frutti nella mia vita? Sono davvero convertito al Vangelo? O sono come quel fico sterile che occupa spazio inutilmente?
Spesso pensiamo alla conversione come a un evento straordinario, ma in realtร essa si gioca nelle scelte quotidiane:
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- nelย perdonoย dato a chi ci ha ferito,
- nellaย rinunciaย a ciรฒ che ci allontana da Dio,
- nellโascolto della Parolaย e nella preghiera sincera,
- nelย prenderci cura degli altri, soprattutto di chi รจ nel bisogno.
Non lasciamoci, allora, ingannare dalla falsa sicurezza di essere migliori degli altri. La sofferenza non รจ un metro di giudizio. Ciรฒ che conta รจ la nostra risposta allโamore di Dio, la nostra disponibilitร a cambiare, a convertirci, a produrre frutti di bene.
Il Signore ci offre ancora tempo. Non sprechiamolo. Approfittiamo di questo tempo di grazia per esaminare la nostra coscienza, per chiedere perdono dei nostri peccati, per impegnarci a vivere una vita piรน autenticamente cristiana. La conversione non รจ unโopzione, ma una necessitร vitale. Gesรน ci invita a non perdere tempo, a non rimandare, perchรฉ il rischio piรน grande รจ vivere nellโindifferenza. Scriveva SantโAgostino: โDio aspetta, ma non sempre avrai tempo tuโ. Il fico che non porta frutto non รจ un albero cattivo, ma un albero inutile, incapace di dare senso alla sua esistenza.
Chiediamo al Signore, che ยซha pietร del suo popoloยป, di aiutarci a rispondere alla Sua chiamata oggi, senza aspettare domani, perchรฉ ogni giorno รจ un dono prezioso per avvicinarci a Lui e trasformare la nostra vita. Che la Vergine santa ci aiuti a convertirci affinchรฉ possiamo aderire sempre piรน saldamente a Cristo, roccia della nostra salvezza. Che possiamo tutti, come il fico della parabola, portare frutti abbondanti per la gloria di Dio e per il bene dei nostri fratelli. Amen!ย
Per gentile concessione di don Lucio, dal suo blog.
Chi รจ Don Lucio D’Abbraccio?
Don Lucio D’Abbraccio
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