Convertiamoci e crediamo sempre a Cristo, nostra unica salvezza!
Con la Lettera apostolica in forma di Motu proprio “Aperuit illis”, Papa Francesco ha stabilito che la III Domenica del Tempo ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio.
Nella prima lettura, infatti, abbiamo ascoltato il racconto di Giona che viene inviato da Dio a Ninive e, agli abitanti di questa città, egli contesta la loro corruzione. Avere il coraggio di dire la verità è scomodo. Quanti nemici si fanno quando diciamo la verità! Oggi le persone vogliono sentire ciò che a loro fa piacere! Però, dire la verità, è un gesto di carità. Voler bene significa anche rimproverare; voler bene significa dire la verità; voler bene significa anche contestare un comportamento. Noi, spesso, accondiscendiamo a quello che dicono gli altri per quieto vivere. Ma, comportandoci in questo modo, noi non amiamo; perché amare, voler bene, significa anche saper dire di no!
I cittadini di Ninive, scrive l’autore sacro, «credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece». Di fronte a questa infinita misericordia di Dio, non dobbiamo restare sconcertati, perché Dio è Amore. E poiché Dio è Amore, ogni credente, ogni cristiano, deve vivere la misericordia di Dio. Chissà quanta gente avvicinandosi a noi, ha cercato un’eco della bontà di Dio… e non l’ha trovato perché il nostro cuore era pieno di rancore e vendetta!
Nella seconda lettura, invece, abbiamo ascoltato che Paolo ricorda ai cristiani di Corinto che «il tempo si è fatto breve». Anche nel vangelo abbiamo ascoltato che Gesù dice: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Ma che cosa significano queste affermazioni di Gesù e di Paolo? Significa che dobbiamo credere in Gesù, confidare in lui e non sulle nostre opere, credere nella sua parola, parola capace di scuotere oggi come allora i cuori addormentati.
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Ebbene, l’appello alla conversione mette a nudo e denuncia la facile superficialità che caratterizza molto spesso il nostro vivere. Convertirsi, dunque, significa cambiare direzione nel cammino della vita: non, però, con un piccolo aggiustamento, ma con una vera e propria inversione di marcia. Conversione è andare controcorrente, dove la “corrente” è lo stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale. Con la conversione, invece, si punta alla misura alta della vita cristiana, ci si affida al vangelo vivente e personale, che è Cristo Gesù. È la sua persona la meta finale e il senso profondo della conversione, è lui la via sulla quale tutti sono chiamati a camminare nella vita, lasciandosi illuminare dalla sua luce e sostenere dalla sua forza che muove i nostri passi. In tal modo la conversione manifesta il suo volto più splendido e affascinante: non è una semplice decisione morale, che rettifica la nostra condotta di vita, ma è una scelta di fede, che ci coinvolge interamente nella comunione intima con la persona viva e concreta di Gesù. Convertirsi e credere al vangelo non sono due cose diverse o in qualche modo soltanto accostate tra loro, ma esprimono la medesima realtà. La conversione è il “sì” totale di chi consegna la propria esistenza al vangelo, rispondendo liberamente a Cristo che per primo si offre all’uomo come via, verità e vita, come colui che solo lo libera e lo salva.
Il «convertitevi e credete nel Vangelo» non sta solo all’inizio della vita cristiana, ma ne accompagna tutti i passi, permane rinnovandosi e si diffonde ramificandosi in tutte le sue espressioni. Ogni giorno è momento favorevole e di grazia, perché ogni giorno ci sollecita a consegnarci a Gesù, ad avere fiducia in Lui, a rimanere in Lui, a condividerne lo stile di vita, a imparare da Lui l’amore vero, a seguirlo nel compimento quotidiano della volontà del Padre, l’unica grande legge di vita. Ogni giorno, anche quando non mancano le difficoltà e le fatiche, le stanchezze e le cadute, anche quando siamo tentati di abbandonare la strada della sequela di Cristo e di chiuderci in noi stessi, nel nostro egoismo, senza renderci conto della necessità che abbiamo di aprirci all’amore di Dio in Cristo, per vivere la stessa logica di giustizia e di amore.
Purtroppo per tanti cristiani il vangelo non è più un lieto annuncio che desta stupore e ammirazione. L’abbiamo ridotto a un elenco di formule e di norme morali da mettere in pratica. Per questo siamo sempre in cerca di segni sempre nuovi. Gli abitanti di Ninive accolsero la parola di Giona con prontezza, non chiesero prove o prodigi particolari e a quella parola si convertirono. Così come Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni i quali hanno accolto la chiamata di Gesù, Verbo di Dio, «Venite dietro a me», e subito lo hanno seguito lasciando tutto: reti, padre, barca. È una lezione da tener presente!
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Ebbene, accogliamo anche noi la chiamata del Signore, seguiamolo e diventiamo «pescatori di uomini». Diventare pescatori di uomini vuol dire salvare le persone dal male. La missione degli apostoli è stata, così come la nostra, quella di portare a tutti, senza alcuna distinzione, la parola di salvezza.
La Vergine Maria, la prima credente in Cristo, ci aiuti a convertirci e a credere nel vangelo, ossia nel suo Figlio Gesù, unica nostra gioia, speranza e salvezza. Amen!
Don Lucio D’Abbraccio
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