Non abbandonarci alla tentazione!
In questa prima domenica di Quaresima, incontriamo Gesù che subisce la tentazione nel deserto. La narrazione di san Marco è concisa, priva di dettagli, non si dilunga sulle tentazioni di Gesù, come leggiamo negli altri due Vangeli di Matteo e di Luca. L’evangelista Marco risolve tutto in due parole: «Gesù … nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana». Il deserto di cui si parla ha diversi significati. Può indicare lo «stato» di abbandono e di solitudine, il «luogo» della debolezza dell’uomo dove non vi sono appoggi e sicurezze, dove la tentazione si fa più forte. Ma esso può indicare anche un «luogo» di rifugio e di riparo, come lo fu per il popolo di Israele scampato alla schiavitù egiziana, dove si può sperimentare in modo particolare la presenza di Dio. Il santo Pontefice Leone Magno commenta che «il Signore ha voluto subire l’attacco del tentatore per difenderci con il suo aiuto e per istruirci col suo esempio» (Tractatus XXXIX,3 De ieiunio quadragesimae: CCL 138/A, Turnholti 1973, 214-215).
Che cosa può insegnarci questo episodio delle tentazioni? Come leggiamo nel Libro dell’Imitazione di Cristo, «l’uomo non è mai del tutto esente dalla tentazione finché vive … ma è con la pazienza e con la vera umiltà che diventeremo più forti di ogni nemico» (Liber I, c. XIII, Città del Vaticano 1982, 37); con la pazienza e l’umiltà di seguire ogni giorno il Signore, impariamo a costruire la nostra vita non al di fuori di Lui e come se non esistesse, ma in Lui e con Lui, perché è la fonte della vera vita. La tentazione di rimuovere Dio, di mettere ordine da soli in se stessi e nel mondo contando solo sulle proprie capacità, è sempre presente nella storia dell’uomo.
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L’evangelista, inoltre, annota che Gesù proclama che «il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino». Ciò significa che il Maestro Divino annuncia che in Lui accade qualcosa di nuovo: Dio si rivolge all’uomo in modo inaspettato, con una vicinanza concreta, piena di amore; Dio si incarna ed entra nel mondo dell’uomo per prendere su di sé il peccato, per vincere il male e riportare l’uomo nel mondo di Dio. Gesù, dunque, facendosi uomo ed assumendo tutto quello che fa parte della nostra esperienza, tranne il peccato, sa che tutti noi uomini siamo tentati da Satana il quale, «come leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (cf 1Pt 5, 8). Pensare, dunque, che Gesù fu tentato ce lo fa sentire più vicino, ma anche sapere della sua vittoria ci fa più consapevoli che il demonio si può vincere. Basta non considerarlo, non parlare con lui, non ascoltare i suoi ragionamenti e non cedere alle sue tentazioni. Quando siamo tentati, voltiamoci dall’altra parte, disprezzando il maligno e non dandogli alcuna importanza, parliamo invece con Gesù dicendo: «Gesù, Figlio di Dio, non abbandonarmi alla tentazione, liberami dal male e abbi pietà di me peccatore».
Ma questo annuncio – «il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino» – è accompagnato dalla richiesta di corrispondere ad un dono così grande. Gesù, infatti, aggiunge: «convertitevi e credete nel Vangelo»; è l’invito ad avere fede in Dio e a convertire ogni giorno la nostra vita alla sua volontà, orientando al bene ogni nostra azione e pensiero. Il tempo della Quaresima è il momento propizio per rinnovare e rendere più saldo il nostro rapporto con Dio, attraverso la preghiera quotidiana, i gesti di penitenza, le opere di carità fraterna.
Supplichiamo con fervore Maria Santissima perché accompagni il nostro cammino quaresimale con la sua protezione, ci aiuti a vincere le tentazioni e ad imprimere nel nostro cuore e nella nostra vita le parole di Gesù Cristo, per convertirci a Lui che è la nostra unica e sola salvezza. Amen!
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