In chi o in cosa riponiamo la nostra fiducia?
Le letture di questa domenica ci mettono davanti a una scelta fondamentale: in chi poniamo la nostra fiducia? Nel mondo o in Dio?
Nella prima Lettura abbiamo ascoltato che il profeta Geremia ci presenta due immagini: da una parte lโuomo che confida in se stesso, paragonato a un arbusto nel deserto, secco e senza vita; dallโaltra, chi si affida a Dio, simile a un albero piantato lungo un fiume, con radici profonde che gli permettono di resistere alle avversitร .
Questa immagine รจ molto attuale: quante volte costruiamo la nostra vita su sicurezze fragili? Il denaro, il successo, il potere, lโapprovazione degli altri sembrano promettere stabilitร , ma alla prima difficoltร si rivelano illusioni. Solo chi mette la propria fiducia in Dio ha una radice salda, capace di resistere alle tempeste della vita.
San Paolo, infatti, nella seconda Lettura, ci ricorda il fondamento della nostra speranza: la risurrezione di Cristo. Abbiamo ascoltato che lโapostolo delle genti scrive: ยซse Cristo non รจ risorto, vana รจ la vostra fedeยป. Ma Cristo, continua Paolo, ยซรจ risorto dai mortiยป, e con Lui siamo chiamati a risorgere a una vita nuova, una vita che non si basa sui criteri del mondo, ma sulla logica del Regno di Dio.
E allora: dove poniamo la nostra sicurezza? Nei beni materiali o nella promessa di Dio? Nella gloria passeggera o nella vita eterna?
Nel Vangelo lโevangelista Luca scrive che ยซGesรน, disceso con i Dodici, si fermรฒ in un luogo pianeggiante. Cโera gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e Sidone. Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli diceva: โBeati voi, poveri, perchรฉ vostro รจ il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perchรฉ sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perchรฉ riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dellโuomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perchรฉ, ecco, la vostra ricompensa รจ grande nel cieloโยป. Gesรน, annota lโevangelista, continua dicendo: ยซMa guai a voi, ricchi, perchรฉ avete giร ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perchรฉ avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perchรฉ sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voiยป. ร da notare che rispetto a Matteo, la versione di Luca รจ piรน breve e piรน diretta. Innanzitutto abbiamo ascoltato che Gesรน scende in un luogo pianeggiante e si rivolge a una folla di persone stanche, malate, bisognose. Non parla dallโalto di un monte, ma si immerge nella loro realtร . Le sue parole sono dirette e concrete: Gesรน non parla in astratto, ma si rivolge ai suoi discepoli, a persone concrete che lo seguono con il desiderio di una vita nuova. Eppure, le sue parole sorprendono e quasi sconvolgono: proclama beati i poveri, gli affamati, i piangenti e i perseguitati, mentre annuncia guai ai ricchi, ai sazi, a chi ride e a chi รจ lodato da tutti. Se ci fermiamo a una lettura superficiale, queste parole sembrano ingiuste. Perchรฉ i poveri sono beati e i ricchi no? Gesรน sta forse dicendo che la sofferenza รจ buona e la felicitร รจ sbagliata? No, non รจ questa la sua intenzione. Gesรน non sta dicendo che la povertร o la sofferenza siano un bene in sรฉ. Gesรน non sta facendo un elogio della miseria, ma sta mostrando che Dio capovolge i criteri del mondo. Nel mondo si pensa che la felicitร venga dalla ricchezza, dal benessere, dal successo, dalla popolaritร . Ma Gesรน dice che la vera beatitudine si trova altrove: nellโaffidarsi a Dio, nella condivisione, nella compassione, nellโumiltร .
Quindi Gesรน, quando dice ยซGuaiยป, vuole mettere in guardia i ricchi, i sazi, quelli che ridono e quelli che ricevono lodi. Non perchรฉ la ricchezza, la gioia o lโapprezzamento degli altri siano sbagliati in sรฉ, ma perchรฉ possono diventare una trappola. Il rischio รจ quello di sentirsi autosufficienti, di chiudersi nel proprio benessere senza piรน bisogno di Dio e degli altri. Quando la ricchezza diventa un idolo, quando la ricerca del piacere diventa egoismo, quando la voglia di essere lodati ci fa dimenticare la veritร , allora perdiamo di vista ciรฒ che conta davvero. Pensiamo al giovane ricco del Vangelo: aveva tutto, ma il cuore era legato ai beni. Gesรน gli chiese di svuotarsi per riempirsi di Lui. Conosciamo molto bene quale fu il comportamento del giovane ricco.
Le Beatitudini, allora, non sono solo parole belle, non sono solo una promessa per il futuro, ma una realtร che puรฒ iniziare giร oggi. Chi vive con cuore semplice, chi non si aggrappa alle cose materiali, chi sa piangere con chi piange e chi รจ disposto a soffrire per il bene รจ giร sulla via della vera felicitร .
Essere discepoli di Gesรน, dunque, significa accogliere la sua logica paradossale: perdere per trovare, servire per essere grandi, donare per ricevere.
Chiediamo oggi al Signore la grazia di essere come quellโalbero piantato lungo il fiume: radicati in Dio, capaci di resistere alle prove della vita, e portatori di frutti di amore e giustizia. Confidiamo in Lui perchรฉ, come piรน volte abbiamo ripetuto nel Salmo responsoriale: ยซBeato lโuomo che confida nel Signoreยป. Che la Vergine Maria ci aiuti a confidare sempre nel Signore e a vivere secondo lo spirito delle beatitudini proclamate dal suo Figlio Gesรน Cristo, nostra speranza, nostra gioia e nostro Salvatore. Amen!
Per gentile concessione di don Lucio, dal suo blog.
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