L’anima mia magnifica il Signore!
Il brano del vangelo ci presenta Maria la quale dopo l’annuncio dell’incarnazione ricevuto dall’angelo, a cui aveva risposto: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (cf Lc 1, 38), senza alcun indugio si reca presso la cugina Elisabetta: essa è animata dal desiderio di essere vicina a una donna sterile eppure incinta per opera della misericordia di Dio, cui nulla è impossibile (cf Lc 1, 37). È un episodio ricco di simboli e di significati. Luca annota che «appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo e, colmata di Spirito Santo esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”». Il saluto che l’anziana Elisabetta rivolge a Maria riecheggia l’espressione del re Davide quando accoglie a Gerusalemme l’arca dell’alleanza (cf 2Sam 6, 9), e Maria è la nuova arca dell’alleanza, che festosamente porta in sé non le tavole della legge, ma il perfezionatore della legge, Cristo Signore.
Maria è esaltata soprattutto per la sua fede, per il suo abbandono alla volontà di Dio: «E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Lei ha creduto, si è resa disponibile alla Parola; per questa sua obbedienza è divenuta la Vergine Madre.
Maria, dinanzi alle meraviglie che Dio ha compiuto in lei e rispondendo all’acclamazione della cugina Elisabetta, innalza il suo canto di lode e di ringraziamento dicendo: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore». Sì, Maria riconosce lo sguardo di amore dell’Onnipotente su di lei, quell’amore che chiede solo di essere accolto: «perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome». In questo cantico, inoltre, è delineata l’azione potente di Dio che «Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote».
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Quando l’amore di Dio trabocca nel cuore di un credente, allora tutta la vita segnata dalla grazia divina si trasforma in canto di lode e di ringraziamento, un inno di liberazione e di gioia che non può restare inascoltato o confinato nelle mura domestiche. La Vergine Maria canta il suo amore per Dio ad alta voce. Il suo canto è pieno di bellezza, di speranza, di luce: rivela quello che noi saremo, ossia pienamente trasformati dalla grazia di Cristo a sua immagine e somiglianza, per sempre.
L’assunzione di Maria Vergine in anima e corpo al cielo è un mistero grande, ma è soprattutto un mistero di speranza e di gioia per tutti noi: in Maria vediamo la meta verso cui camminano tutti coloro che sanno legare la propria vita a quella di Gesù, che lo sanno seguire come ha fatto Maria.
Questa festa, però, parla anche del nostro futuro, ci dice che anche noi saremo accanto a Gesù nella gioia di Dio e ci invita ad avere coraggio, a credere che la potenza della Risurrezione di Cristo, che è «primizia di coloro che sono morti» (II Lettura), può operare anche in noi e renderci uomini e donne che ogni giorno cercano di vivere da risorti, portando nell’oscurità del male che c’è nel mondo, la luce del bene.
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Che Maria, «arca dell’alleanza, donna vestita di sole» (I Lettura), «primizia e immagine della Chiesa, madre di Dio» (Prefazio), immacolata nella sua concezione, illibata nella sua divina maternità, colei che non ha conosciuto la corruzione del sepolcro, che è stata innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli, ci aiuti a vivere in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere, un giorno, la sua stessa gloria. Amen.
Don Lucio D’Abbraccio
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