don Lucio D’Abbraccio – Commento al Vangelo del 13 Novembre 2022

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Il tempo è vicino!

Nella prima lettura abbiamo ascoltato che Malachia dice: «Sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia». In queste parole di Malachia c’è il riconoscimento della situazione di ingiustizia in cui si muove la storia, ma c’è anche una speranza: Dio resta Dio e verrà il giorno del trionfo del giusto che si fida di Dio.

Il vangelo riprende lo stesso problema. Abbiamo infatti ascoltato la prima parte del discorso escatologico di Gesù. Nell’imminenza della sua passione Gesù pronuncia una parola autorevole sulla fine dei tempi e sulla venuta nella gloria del Figlio dell’uomo: «Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria» (cf Lc 21, 27), preceduta da alcuni segni che i discepoli devono saper leggere con intelligenza.

Il discorso di Gesù è provocato da una circostanza: lo spettacolo del tempio di Gerusalemme. Era una costruzione splendida! Luca infatti scrive che «mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”». Parole agghiaccianti quelle dette da Gesù. Ma che cosa significa questa profezia? Come il tempio è finito miseramente, così finirà ogni corruzione, ogni prepotenza. Il giudizio di Dio sulla città di Gerusalemme è un ammonimento perché i nemici del Signore periranno e saranno dispersi tutti i malfattori, mentre il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano (cf Sal 92, 10.13).

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L’evangelista, inoltre, annota che interrogato dai discepoli su «quando accadranno queste cose, quale sarà il segno e quando esse staranno per accadere», Gesù risponde esortandoli ad esercitarsi sul discernimento affinché non si lascino trarre in inganno: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro!». Nel vangelo di Marco leggiamo: «sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare gli eletti. Voi, però, fate attenzione!» (cf Mc 13, 22-23). Ciò significa che ci saranno delle persone sempre pronte ad arrogarsi titoli che non spettano a loro. Costoro saranno smascherati perché mentre il Messia è venuto per servire e non per essere servito, essi non vogliono servire ma vogliono il potere per dominare sugli altri (cf Lc 22, 24-27). Ebbene, il cristiano è chiamato a resistere alle lusinghe di questi impostori, pronunciando con decisione il proprio «no» e ricordando che il comando di Gesù: «Non andate dietro a loro!» è tanto netto quanto il suo «Seguitemi!».

Poi Gesù ammonisce dicendo che non dobbiamo spaventarci quando sentiremo parlare di guerre e di rivoluzioni: si tratta di eventi storici che riguardano l’umanità di ogni tempo e che egli menziona non per allarmare, ma per rivelare «le doglie del parto» (cf Rm 8, 22) che travagliano la creazione, la quale va verso un fine datole da Dio, verso la terra e i cieli nuovi del Regno. «Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno…a causa del mio nome»: ecco il grande segno annunciato da Gesù, la persecuzione dei suoi discepoli, addirittura da parte di parenti e amici: «Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi».

Queste parole si stanno avverando! Pensiamo alle persecuzioni del primo secolo cristiano fino ai nostri giorni. La chiesa cresce nella persecuzione e «il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani» (Tertulliano). La persecuzione, dunque, diviene per i credenti «occasione di martyría, di testimonianza». Gesù, inoltre, indica ai cristiani la giusta condotta da seguire: «Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere». Ebbene sì, noi dobbiamo solo preoccuparci di vivere la virtù cristiana per eccellenza, la perseveranza, cui Gesù lega una promessa straordinaria: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». La vita cristiana, quindi, richiede perseveranza fino alla fine perché il cristiano è colui che persevera nell’amore, continuando a compiere il bene tra gli uomini, anche a costo cella propria vita.

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Questo brano evangelico, dunque, non tratta della fine del mondo, ma del nostro oggi: la nostra vita quotidiana è il tempo della faticosa eppure beata (cf Gc 5, 11) e salvifica perseveranza.

Fonte

Don Lucio D’Abbraccio

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