don Lucio D’Abbraccio – Commento al Vangelo del 1 Marzo 2020

Vinciamo le tentazioni obbedendo a Dio

In questa prima domenica di Quaresima la liturgia della Parola ci ha fatto leggere il racconto delle tentazioni di Gesù. Sì! Gesù viene tentato. La tentazione è una prova e fa parte della vita; è conseguenza della nostra libertà. Vivere, infatti, significa prendere decisioni: è così per tutti, anche per Gesù. In questa esigenza di prendere decisioni si inserisce la tentazione del demonio.

Prima tentazione: il demonio propone di cambiare le pietre in pani: «Se tu sei il Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Perché questa richiesta? Perché il demonio parte dal presupposto che una volta assicurato il pane, tutto è assicurato. Esattamente come pensa tanta gente! È la mentalità materialista secondo la quale, se ci si riempie lo stomaco, “tutto l’uomo” è sazio. Questa mentalità, purtroppo diffusa, è la visione di vita attorno alla quale si muove la nostra moderna società.

Però Cristo, annota l’evangelista, risponde al Tentatore con queste parole: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».

Con questa risposta Gesù ci ha ricordato che lo scopo della vita non possono essere i soldi e non può essere il benessere; ci ha ricordato che i figli non si educano moltiplicando le soddisfazioni e i divertimenti. È stolto, allora, chi riempie i figli di cose e non di valori: a lungo andare questa strada produrrà ribellione e crudeltà. Gesù, inoltre, ci ha ricordato che saremo eternamente stanchi, eternamente scontenti e agitati fino a quando non avremo trovato Lui. Quando manca la gioia, dipende solo dal fatto che abbiamo scacciato Dio. Scrive sant’Agostino: «Ci hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te» (Le Confessioni, I,1,1).

Guardandoci attorno, però, non possiamo non riconoscere che il demonio ci ha condotto oggi in un materialismo che ci allontana sempre più da Dio. È urgente, dunque, domandarci: «chi siamo e dove stiamo andando?». Per rispondere a queste domande lasciamoci guidare dalla Parola di Dio che è «viva ed efficace» (cf Eb 4, 12): solo attraverso di essa vi è salvezza!

Seconda tentazione: «Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”».

Questa è la tentazione della fretta, dell’impazienza che ama risultati immediati; è la tentazione di chi vorrebbe risolvere i problemi senza sacrifici e il mondo senza fatica. La fretta, certamente, non è la strada del bene. La fretta è una tentazione anche per noi: noi vorremmo che il mondo cambiasse in pochi giorni; che il nostro lavoro avesse risultati subito; che i nostri sacrifici producessero frutti immediati. Invece no: bisogna attendere! E l’attesa richiede pazienza, la pazienza richiede sacrificio, il sacrificio richiede fede. Questa è la strada di Dio: la strada del piccolo seme di cui parla Gesù: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape […] Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami» (cf Mt 13, 31-32)».

Terza tentazione. È la proposta del potere come primo valore della vita: un valore messo anche prima di Dio! È una tentazione assurda, ma l’orgoglio umano si muove spesso nell’assurdo. Questa tentazione è l’ultimo tentativo del demonio, è l’arma più sottile che egli possiede.

Non meraviglia, dunque, la proposta che il demonio fa a Gesù: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». La risposta di Gesù non si fa attendere. Matteo, infatti, scrive che Gesù risponde dicendo: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».

Per il potere, il successo, siamo disposti a sacrificare anche la gioia, gli affetti più cari. Quanti sacrifici si è disposti a fare pur di ottenere ciò che vogliamo! Però tutto ciò che riusciamo a conquistare in questo mondo, non deve farci allontanare da Dio, perché Lui solo è la nostra vera gioia e a Lui solo dobbiamo rendere culto e adorarlo. Nell’ultima cena Gesù si inginocchia davanti ai suoi dodici apostoli, per lavare loro i piedi. Con questo gesto Cristo Signore vuole ricordare a tutti noi che la vera grandezza, davanti a Dio, si misura soltanto in termini di amore e di servizio.

Adamo, tentato, è caduto (I Lettura); Cristo, invece, ha lottato e ha vinto perché si è sottomesso alla Parola di Dio, ha obbedito al Padre suo «facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (cf Fil 2, 8). Adamo ha steso il braccio per peccare; Cristo, invece, al termine della sua esistenza terrena, ha steso le sue braccia sulla croce per salvare tutti noi e «Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: “Gesù Cristo è Signore!, a gloria di Dio Padre”» (cf Fil 2, 9-11).

Concludo con le parole del santo vescovo Agostino: «La nostra vita in questo pellegrinaggio non può essere esente da prove e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno può conoscere se stesso, se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere».

Che il Signore alimenti in noi la fede, accresca la speranza, e ci insegni ad aver fame di Cristo, pane vivo e vero, e a nutrirci di ogni parola che esce dalla sua bocca.

don lucio d'abbraccioDon Lucio D’Abbraccio

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Letture della Domenica
I DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A
Colore liturgico: VIOLA

Prima Lettura

La creazione dei progenitori e il loro peccato.

Dal libro della Gènesi
Gen 2,7-9; 3,1-7

Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 50 (51)

R. Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. R.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. R.

Seconda Lettura

Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 5,12-19

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. Parola di Dio.

Forma breve:

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
5, 12.17-19

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

Parola di Dio

Vangelo

Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 4, 1-11

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Parola del Signore

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