C’è un’acqua preparata che desidera riversarsi dentro chi ha sete.
E’ l’acqua sovrabbondante della misericordia, dell’amore di Dio che si dona.
La condizione che egli cerca è quella dell’assetato che non può procurarsi l’acqua da sé stesso e cioè dal popolo in esilio per il quale il profeta Ezechiele manifesta questa visione di benedizione liberante.
L’acqua sgorga dal tempio, luogo della presenza di Dio, ma il vero tempio, sappiamo, è il corpo santo di Cristo Gesù, dal cui fianco squarciato uscì sangue e acqua, un torrente che lava i peccati del mondo.
Così ci fa pregare il versetto al Salmo: “Con la tua presenza, salvaci, Signore”.
Proprio quella presenza salva il paralitico alla piscina che sta presso la porta delle pecore, come è detto nel vangelo: non più l’acqua guarisce quel corpo rattrappito, ma la presenza di Gesù, che fa sgorgare dalla sua parola la salvezza per chi sa di non potersi salvare con le proprie forze.
La parola, dunque, è fiume travolgente che risana, nutre, dà vita, là dove trova la fede. […]
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