Gesù nel brano evangelico di questa domenica indirizza ai suoi discepoli parole di consolazione. Nonostante la piccolezza e l’apparente irrilevanza del gruppo dei discepoli, essi sono destinatari di un dono e responsabilità unici: avere avuto in eredità il Regno.
Questo dono esige chiaramente una vita diversa da quella del mondo, in cui – come Gesù ci ricorda in continuità con il messaggio di domenica scorsa – non è il possesso dei beni che conta, l’accumulare per sé stessi, ma costruire il vero tesoro in cielo, ossia arricchirsi davanti a Dio di amore verso di Lui e i fratelli, senza egoismi e cupidigie. Vivere il dono del regno in mezzo a noi, poi, si traduce anche in un atteggiamento di vigilanza continua, come quello che erano chiamati a vivere gli Ebrei in uscita dall’Egitto nella notte dell’esodo.
Non ci si può permettere di distrarsi da ciò che conta veramente, appesantendo il proprio cuore in preoccupazioni terrene o in falsi progetti umani, che possono essere spazzati via da un momento all’altro. Quando il cuore è vigile e immerso in Dio, al suo ritorno – nel nostro incontro personale con Lui nell’ora della nostra morte, come anche alla fine dei tempi per tutta l’umanità – Egli non ci sorprenderà come un ladro nella notte, ma saremo in grado di accoglierlo stando in piedi, con lo sguardo colmo di speranza e la vita animata dall’amore e dalla fede.
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La più grande tentazione nella vita umana, infatti, è quella di comportarsi come padroni, piuttosto che come amministratori. Noi non siamo i padroni della vita, del mondo e della storia, ma rispettando profondamente la nostra libertà, Dio ci ha costituiti amministratori della stessa. Come cristiani battezzati, destinatari della parola di fede, a noi è stata affidata la verità su Dio e su noi stessi e siamo stati resi partecipi della sua volontà.
Se, nonostante questo dono immenso, continuiamo a comportarci come autocrati e padroni assoluti della nostra vita e della vita degli altri, come se Dio non ci fosse e come se non ci fosse una sua volontà a cui conformarsi, finiremmo per perdere la possibilità dell’eternità. Ogni dono, infatti, richiede sempre una risposta responsabile!