Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 5 Dicembre 2021

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Tra il deserto e il Giordano

La pagina del Vangelo di questa domenica ci presenta l’irruzione della gloria, in un movimento che dal cielo tocca la terra. L’evangelista Luca aprendo il capitolo 3 del suo Vangelo, da cui è tratto il brano, introduce gli eventi che vuole narrare con una cornice di carattere storico: essi avvengono in un tempo ben preciso e ben definito: sotto l’imperatore Tiberio, sotto uno specifico governatore romano, sotto uomini concreti che governavano quelle terre e sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa.

Luca, sempre affascinato dalla storia, vuole darci un messaggio chiaro: i fatti di Dio non sono miti astorici e atemporali, ma accadono costantemente nella storia concreta e attuale della vita degli uomini. Anche noi, oggi, accogliendo questa Parola, siamo invitati a riflettere sulla storicità della nostra fede: il mio rapporto con Dio, il mio essere credente, ha un’incidenza concreta e reale nella mia vita quotidiana? La mia storia personale e la mia appartenenza sociale sono toccati dall’irruzione di Dio e dalla sua presenza?

Dopo aver ben descritto la cornice, il pittore San Luca entra nella descrizione dei fatti teologici: la Parola di Dio scende su Giovanni il Battista. È interessante come la prospettiva di Dio sia totalmente differente: ad uno sguardo umano, si ritiene che la storia sia fatta dai potenti; allo sguardo evangelico, invece, la storia umana è solo lo sfondo, perchè la Parola ne è la vera protagonista. La Parola con la quale Dio ha creato il mondo, con la quale ha fatto passare le cose dall’essere al non essere, ora torna ad incrociarsi con la storia degli uomini attraverso il profeta, il porta-parola per eccellenza, che deve diffonderla.

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Essa non arriva in un luogo a caso, ma scende mentre Giovanni, figlio di Zaccaria, si trova nel deserto. Il luogo del silenzio, dell’ascolto, del caldo e del freddo, del vuoto, della fame e della sete, del bisogno. Il deserto rappresenta in qualche modo la cassa di risonanza, dove tutto viene amplificato: il caldo è più caldo, il freddo è più freddo, la sete, la fame e la stanchezza si avvertono di più.

È il luogo dell’essenzialità, dove si comprende effettivamente cosa è necessario e cosa è secondario. Con questa prospettiva possiamo comprendere quanto sia importante anche per noi l’esperienza del deserto. Il tempo di Avvento ci offre la possibilità di sperimentarlo, nei nostri momenti di silenzio, di ascolto della Parola, di preghiera, di digiuno, di carità.

Abbiamo veramente il desiderio di capire cosa nella nostra vita sia essenziale e cosa sia secondario e superfluo? Quando questo discernimento si realizza in noi lasciamo a Dio lo spazio necessario per agire e trasformarci. A volte nel nostro vivere quotidiano sembriamo essere vittime di un tempo e di ritmi che non ci appartengono, distratti e alienati, scambiando il superfluo per l’essenziale e l’essenziale per il superfluo. La preghiera, il contatto con la Parola di Dio e la vigilanza su noi stessi, ponendoci in un vero cammino di conversione, possono aiutarci a riprendere il giusto cammino.

Dopo aver ricevuto il dono della Parola nel deserto, il luogo teologico dell’incontro con Dio, Giovanni si dirige verso il Giordano. Esso è il luogo dell’incontro con gli altri, dove il Battista è chiamato a condividere il messaggio con i suoi fratelli. Come Giovanni, anche noi, dopo l’esperienza dell’incontro con la Parola siamo invitati a condividerla e spezzarla con i nostri fratelli, nella rete dei nostri impegni e incontri quotidiani. Anche noi, in virtù del battesimo, siamo profeti, chiamati ad annunciare il ritorno di Dio in un mondo che se l’è dimenticato, ad aprire strade nuove, preparando l’incontro dei nostri fratelli con Lui.

Vivere il Vangelo con serietà trasforma, risana, raddrizza le vie degli uomini, che spesso sono tortuose, inconsistenti e piene di orgoglio. La forza trasformante della testimonianza evangelica diviene la via perché il Signore torni a regnare su di noi e sul mondo, facendosi conoscere. Tutta l’umanità è chiamata a questo, nessuno escluso. Chi è nella Chiesa ed ha ricevuto il privilegio della vita nuova in Cristo, ha una grave responsabilità nei confronti degli altri che non hanno ancora conosciuto il Signore.

Ogni dono, infatti, non è mai solo un elemento finalizzato all’autorealizzazione, ma porta con sé anche una responsabilità: quella di diffondere il buon profumo di Cristo nel mondo. Chiediamoci, allora, in questa seconda domenica di Avvento: dove si trova il mio deserto, ossia il vero luogo del mio incontro con Dio, lo spazio dell’accoglienza della Parola in me, il tempo favorevole nel quale discernere nella mia vita ciò che è veramente essenziale?

Dove è il mio Giordano, il luogo della trasformazione della storia, lo spazio in cui Dio mi chiama a condividere il dono ricevuto e a far in modo che gli altri ne possano prendere parte? Maria, la Regina dell’Avvento, ci insegni ad accogliere sempre di nuovo il dono della Parola in noi nel deserto e a riscoprire il nostro Giordano, dove metterci senza indugio a servizio dei nostri fratelli, per condividere con loro la gioia del dono.


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