Il veleno dell’ipocrisia e la purificazione del cuore
Dopo aver ascoltato per diverse domeniche il discorso sul pane di vita, presentatoci dal capitolo 6 dell’evangelista Giovanni, oggi torniamo alla lettura cursiva del Vangelo di Marco. Ci viene presentato un insegnamento forte di Gesù nei confronti di farisei e scribi, venuti da Gerusalemme. Erano persone con grandi conoscenze della legge e della teologia, che cercavano di osservare con attenzione e a volte eccessiva scrupolosità i precetti della Prima Alleanza.
Guardando alla comunità dei discepoli di Gesù, essi vedono che la loro osservanza non è cosi stretta e precisa come loro si sarebbero aspettati e per questa ragione interpellano il Maestro sulle motivazioni del loro agire, apparentemente dissacrante e irriverente. Ponendosi nella linea dell’insegnamento dei Profeti, citando letteralmente Isaia, Gesù li rimprovera fortemente, apostrofandoli come “ipocriti”, gente dalla doppia faccia, che hanno fatto della finzione il loro modo di vivere. Non credo ci sia nulla di più terribile dall’essere definiti così dal Figlio di Dio, Colui che è la Verità e l’autenticità per eccellenza!
Non si tratta di un rimprovero di natura solamente morale: esso tocca la profondità della fede di coloro a cui è rivolto. Il loro culto, che dovrebbe essere l’espressione più alta della relazione con Dio, è falso, perchè non fondato sulla luce divina, ma esclusivamnete su una precettistica formale di derivazione e tradizione umana. Il cuore, che nella concezione biblica è da intendersi come il centro della persona, il luogo delle decisioni, dei desideri e della progettualità delle azioni, è lontano da Dio, perchè in esso si crea una rottura fra la volontà di Dio, ossia il suo comandamento, e ciò che dovrebbe umanamente aiutare a realizzarlo.
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La legge, infatti, come anche i commenti ad essa preparati dagli uomini, dovrebbero essere un aiuto a realizzare il fine di salvezza che Dio ha per l’umanità, mai invece dei sostituti a quella relazione vitale con Dio, fondata su un’interiorità veritiera e pura, che rappresenta il cuore pulsante della comunione con Lui, già a partire da questa Terra. Dopo il duro rimprovero rivolto alle guide del popolo, Gesù rivolge la sua parola direttamente alla folla, per evitare che il veleno di queste tendenze contamini anche loro. Il Maestro presenta a tale riguardo una catechesi cristallina sul “funzionamento” della purezza interiore e insiste che tutti vi pongano l’attenzione necessaria. Niente di ciò che è esterno all’uomo, di per sè stesso, può renderlo impuro.
Non esistono, in altre parole, cose pure e cose impure in sè stesse, venendo in contatto con le quali si rimane contaminati, ma è sempre la disposizione del cuore, che rende impure persone e situazioni. Sono i propositi, ossia i progetti e i desideri cattivi, che vengono fuori dalla parte più intima dell’uomo, a sporcarne l’anima e le azioni. Il dettagliato elenco di cose cattive, che possono uscire dal cuore umano, rappresenta una pista sempre attuale per il nostro esame di coscienza quotidiano e ancora di più per accostarci al sacramento della Riconciliazione. Chi si legge dentro con attenzione e onestà spirituale ed intellettuale, vedrà che difficilmente può ritenenrsi immune o non toccato da qualcuna di queste malattie spirituali.
Questo non deve gettarci nello scoraggiamento e nella tristezza, quanto essere uno stimolo – proprio come fa Gesù nei confronti degli scribi e dei farisei – a non sentirci mai arrivati e in ordine davanti a Dio, ma a prendere sul serio il nostro cammino di conversione e di purificazione del cuore. Si tratta evidentemente di un processo lungo, che richiede costanza, pazienza e apertura alla grazia di Dio, ma che quando si accoglie con sincerità ed entusiasmo porta con sè una quantità infinita di benedizioni, assieme alla pace del cuore e alla positività dell’approccio nei confronti delle situazioni e delle persone, liberandoci dal sospetto e dal pessimismo, che tante volte avvelenano la nostra vita e le nostre relazioni.