Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 27 Giugno 2021

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Il tocco della fede

Il brano evangelico di questa domenica, attraverso la tecnica narrativa del cosiddetto racconto a cornice, ci presenta due interventi miracolosi di Gesù, il primo operato nei confronti della figlia di Giairo, uno dei capi della sinagoga, l’altro di un’anonima donna ammalata, sofferente di emorragie da molti anni. Immerso nella folla, Gesù viene implorato dall’illustre ebreo, uomo formato nella conoscenza delle scritture e grande guida spirituale di Israele. Gesù, di fronte alla sua supplica accorata e umile, di uomo di fede, va con lui.

Muovendosi per visitare la sua casa, sempre nel pieno della ressa, avviene un altro incontro singolare, quello con l’emorroissa. Una donna sofferente di un male fisico, che la tormenta da 12 anni con continue perdite di sangue, segnata anche dalla condizione di impurità rituale, che aggrava ancora di più la sua situazione, emarginandola ed escludendola, come un vero scarto della società. La sua fede, però, non la fa soccombere: sentito parlare del Maestro, vuole toccarlo, perché fermamente convinta che solo questo basterà a farla uscire dalla pesante condizione di sofferenza che la attanaglia. È la perfetta comprensione della logica dell’incarnazione di Dio: Egli per amore verso l’umanità, in Cristo Gesù ha deciso di farsi compagno del nostro cammino e di portarci il dono della salvezza e della pace.

Ogni persona che incontra Cristo, sente forte il desiderio di toccarne il Mistero profondo e salvifico, per essere resa partecipe della sua opera di redenzione. Il contatto con Cristo, che per la donna fu fisico, con il lembo del suo mantello, continua anche oggi nella vita sacramentale della Chiesa, fatta di gesti e parole, portatrici della stessa grazia del Figlio di Dio. Ogni volta che chiediamo l’assoluzione sacramentale dai peccati, riceviamo l’Eucaristia o celebriamo qualunque altro sacramento, viviamo esattamente la medesima dinamica della donna emorroissa. Desideriamo toccare il Signore, perché Egli ci purifichi e ci salvi. Mossi dalla fede, che è certezza nell’opera di Dio, veniamo trasformati dal contatto con Lui, senza lasciarci bloccare dalla nostra impurità e umana fragilità.

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Questa dinamica non è magico-rituale, né un automatismo energetico: soltanto quando c’è un fondamento di fede, in una relazione di totale affidamento a Lui, i sacramenti hanno effetto in noi. Tante richieste di benedizioni, atti di devozione e gesti rituali che si compiono, se mancano di fede, saranno più atti scaramantici che strumenti efficaci della grazia. Gesù, suscitando la sorpresa dei suoi discepoli, sente uscire da sé questa forza salvifica e vuole capire cosa sia accaduto. La fede della donna si manifesta anche attraverso il gesto di verità che essa realizza: si fa avanti con umiltà gettandosi ai suoi piedi e gli racconta tutto quello che le è accaduto: una vera confessione, che Gesù riconosce, apprezza e conferma con la sua Parola.

Nel frangente, la scena ci riporta a Giairo, che mentre è in cammino con Gesù, viene avvertito della morte della fanciulla. A questa notizia, Gesù incoraggia il padre e lo invita alla fede, continuando il suo cammino verso la sua casa, dove intanto si era creato un gran trambusto. In un clima di riservatezza e intimità, alla presenza dei soli discepoli più vicini e dei genitori della fanciulla, Gesù la risuscita dalla morte. Quando la fede è forte, Gesù non manca di intervenire con forza. La morte non ha mai l’ultima parola con Lui, che è il Signore della vita. Secondo il modo di fare di Gesù nel vangelo di Marco, di fronte al grande stupore per il gesto miracoloso, torna l’invito al silenzio, tipico del cosiddetto “segreto messianico”.

Non è attraverso questi gesti eclatanti che Gesù vuole manifestarsi pienamente. Lo farà in altro momento, donando la sua vita sulla croce.


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