Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 27 Agosto 2023

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Gesù è a Cesarea di Filippo con i suoi discepoli, un luogo particolare in cui si incrociavano differenti culti idolatrici, di origine cananea, greca e romana. Gli studiosi ci dicono addirittura che secondo la tradizione cananea li si praticassero persino sacrifici umani, essendo considerato il luogo in cui c’era un contatto con il regno dei morti.

Per i greci e i romani era il luogo del tempio del dio Pan. Lo stesso nome romano di Cesarea, attribuito nel 14 d.C. da Filippo in onore di Tiberio Cesare, con un chiaro richiamo al potere imperiale, sottolineava tutta la “paganità” di questo luogo. In sintesi, un luogo di idoli. È proprio lì che Gesù provoca i suoi circa la sua identità. Dove gli idoli si annidano, la verità di Cristo, vero Dio e vero uomo trionfa con tutta la sua potenza, per smascherare la loro inconsistenza.

È San Paolo che ci ricorda con solennità: “dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia” (Rm 5,20). L’incontro con il vero volto di Cristo prevede un percorso, che passa dal sentito dire, alla risposta e all’adesione personale alla sua Persona. Quante risposte incorrette, parziali, approssimative ci sono state sull’identità e la missione di Gesù, alla sua epoca, come anche in ogni tempo della storia. Anche noi possiamo essere condizionati da questo chiacchiericcio confuso su Gesù, finché non arriva il momento in cui siamo chiamati a dare la nostra risposta personale: chi è Gesù per me?

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È Pietro, il principe degli apostoli, a rispondere guidato dallo Spirito. La sua è una risposta esatta ed illuminata: Gesù è il Messiah, l’atteso di Israele, il Figlio di Dio. La confessione di Pietro sull’identità del Maestro è perfetta. Da essa Gesù loda l’umile pescatore di Galilea chiamandolo beato, perché illuminato da una luce soprannaturale che gli ha permesso di superare con la fede la tentazione idolatrica e con l’illuminazione dello spirito la confusione delle opinioni. Come Pietro, anche noi siamo chiamati ad aderire a Cristo in un contesto sempre più esposto alla tentazione degli idoli e al rumore delle opinioni, facendo risuonare nel nostro cuore e nel contesto in cui viviamo, la verità della sua presenza.

Quando la fede è solida e pura, anche noi, come Pietro, diventiamo punti di riferimento su cui Cristo edifica la sua comunità. Dalla dispersione degli idoli e dalla confusione delle voci, la famiglia di Cristo, che è la Chiesa come su una pietra solida viene edificata e ricondotta all’unità. Nulla è più forte contro il male di questa amicizia con Cristo che rende saldi e fermi nella verità. Uniti a Cristo, con una fede vera e profonda, tutto ciò che si vive nelle pieghe della storia assume un significato che sa di eternità.

Legare e sciogliere, come “poteri” derivati di Cristo, alla Chiesa e a Pietro, non significano altro che permettere a Lui di agire nel mondo e nella storia attraverso l’umanità, che diviene sacramento della sua presenza, per edificare il regno che non conosce tramonto e si compie in pienezza nel tempo oltre il tempo, per coloro che riconoscono la divinità di Cristo.

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